Telling Stories | La Marionetta di Vetro

0

Un ringraziamento speciale per i disegni di Margherita Mulas che ci accompagneranno in questa lettura.

Una marionetta di vetro si librava nell’aria del piccolo teatro senza che nessuno riuscisse a vedere i fili
-Dov’è il trucco, signor Cornelio?- chiesero i bambini a spettacolo finito
-Non c’è nessun trucco. Elsa non ha bisogno di fili, così come voi non ne avete bisogno-
-Ma lei non è mica vera per davvero- disse Silvestro, uno dei bambini più piccoli con l’abitudine di mettersi le dita nel naso.
-Ah no? E allora come te lo spieghi?- gli rispose infastidito Gianni, un suo coetaneo, ma più basso.
-Ci deve essere un trucco, bambini. Perché non chiedete al signor Cornelio di spiegarvelo?- disse la maestra Teresa, capelli rossi, a caschetto, e occhiali spessi.
Cornelio sgranò gli occhi -Un trucco? Un trucco? Ma per chi mi avete preso? Io non uso trucchi, io.- Sembrava infastidito. Era infastidito.

La maestra aggrottò la fronte e, guardando l’orologio disse -Bambini, è ora di andare, l’autista dell’autobus ci sta aspettando. Su, andiamo, salutate il signor Cornelio e ringraziate.-
-Grazie signor Cornelio- bofonchiò il piccolo gruppetto.
Gianni non si unì alla fila per due che usciva dal teatro ma, rimasto fermo, si avvicinò all’uomo -Io le credo se dice che Elsa è vero, anche io l’ho pensato. Ho pensato: non può che essere così, vera.-
Poi se ne andò.
Il signor Cornelio agitò la mano finchè il bimbo non sparì dalla porta poi si diresse dietro alle quinte.

Ti hanno detto un’altra volta che sono finta e tu ti sei arrabbiato, non è vero?- disse Elsa togliendosi il pesante trucco di dosso.
-Sì- rispose l’uomo sedendosi sulla sediolina davanti allo specchio dove poteva vedere il riflesso della moglie semistruccata.
E perché te la prendi tanto? In fondo è un trucco, lo sai bene.
No, non è un trucco. Tu sei reale, tu sei come una marionetta, ma sei reale.- il pugno sbattè sì forte alle sue parole che fece tremare la mano di Elsa che non riuscì a ripulire gli occhi.
-Tesoro- disse Elsa accovacciando sul grembo di lui- Tu ed io sappiamo bene la storia e non mi importa se gli altri capiscono o meno. Sai bene che non potrebbero capire-
-Già. ma se sapessero la verità…-
-Se sapessero la verità- lo interruppe la donna- io sarei rinchiusa in qualche circo e tu in un manicomio!-.
Detto questo, finalmente ripulita, si alzò in piedi.
-Allora, mi porti a casa?-
Cornelio la prese in braccio e, spegnendo la luce del camerino, si incamminò verso l’uscita.

La guardava come si guardano quelle cose preziose che hai sempre paura che si possano rompere da un momento all’altro; quando Elsa ballava, Cornelio stava in alto, vicino alle luci, sporto verso l’esterno, non troppo da farsi vedere ma abbastanza per ammirare sua moglie. E mentre si incantava con i movimenti delle sue gambe e delle sue braccia, guardando il suo bel viso pallido e rilassato, anch’egli muoveva le braccia nell’aria, seguendo lei.
Erano ormai molti anni che si esibivano nei piccoli teatri cittadini, soprattutto per i bambini; per un periodo avevano avuto una certa popolarità anche nei teatri maggiori, con un pubblico adulto ma per Elsa quello delle prime serate era un ritmo troppo stressante ed i due coniugi avevano deciso di ritirarsi ad una vita più tranquilla: non avevano bisogno della fama per essere felici.

Il 12 ottobre, un giovedì pomeriggio, Elsa si stava esibendo, leggiadra come al solito, per degli alunni della scuola elementare quando ad un tratto, -il signor Cornelio teneva gli occhi chiusi, completamente trasportato dalla musica-, si sentì un rumore secco e la ballerina cadde a terra, d’un colpo. I fili caddero ai lati, lei rimase accasciata a terra ed il pubblico, a bocca aperta, fu incapace di emettere un fiato.
Il signor Cornelio scese sul palco correndo, con le mani tra i capelli, gridando il nome della moglie la quale, immobile, pareva priva di vita.
La gamba si era spezzata poco sotto al ginocchio e giaceva a terra poco distante da lei.
-Elsa, Elsa tesoro, stai bene?- disse Cornelio sollevandole il viso con le dita della mano, facendo attenzione a non farle del male.
I bambini erano ancora seduti sulle loro sedie e guardavano; la maestra aveva impedito loro di muoversi; parlottavano tra di loro a bassa voce. -Hai visto che ce li aveva i fili?- disse uno -Ma si potrà aggiustare?- -Io pensavo fosse una donna vera…-

-Elsa, Elsa rispondi-
-Cornelio- disse la donna piano -cos’è successo?-
-Sei caduta, io, è stata tutta colpa mia, mi sono lasciato prendere dalla musica e non ho fatto attenzione, non ti ho guardata e tu sei caduta, mi dispiace- Cornelio singhiozzava, il viso della moglie tra le mani.
-Non è colpa tua, amore. Sono io che sono goffa..-
-Non me lo potrò mai perdonare-
-Non è così grave, vedrai, si sistemerà tutto. Ora, da bravo, prendimi in braccio e portami in camerino. Sono stanca, voglio riposare-
Cornelio ubbidì. Prese in braccio quella leggera creatura, la sua gamba ed insieme scesero dal palco. Non disse una parola al suo pubblico.
La maestra si avvicinò a lui, come per chiedere qualcosa ma poi si ritrasse e, rivolgendosi agli scolari, disse che era meglio lasciar riposare il signor Cornelio e se ne andarono tutti in silenzio.

Solo un piccolo giornale locale parlò dell’incidente; l’articolo uscì in terza pagina, intitolato “Addio alla grande marionetta di vetro” e vari paragrafi in cui si spiegava l’incidente e la sua irrimediabilità. Si accennava anche al fatto che il giornalista aveva cercato di comunicare con il Signor Cornelio ma quest’ultimo si era categoricamente, ed in modo molto brusco, negato.
Lui ed Elsa si erano ritirati in casa; aveva cercato in tutti i modi di aggiustare la sua fragile gamba ma, per quanto ora fosse nuovamente attaccata, non sembrava esserci speranza per la carriera di ballerina di Elsa. La donna si era ritirata in un cupo silenzio, il suo cuore di vetro si era spezzato anch’esso nell’incidente e non riusciva ad accettare quello che era capitato. Cornelio si tormentava per il senso di colpa: era stata colpa sua. Lui avrebbe dovuto prestare la massima attenzione ad ogni suo movimento, avrebbe dovuto guidarla, aiutarla, ed invece si era lasciato distrarre. Si tormentava, si odiava per quello che era successo e il peggio era che era convinto che lei lo odiasse a sua volta. Altrimenti perché si rifiutava di parlare con lui?
Non diedero più spettacoli e non si fecero più vedere; l’unico ad uscire era Cornelio, raramente, per comprare del cibo. Elsa se ne stava tutto il giorno alla finestra a guardare la gente passare per strada.
Poi, un giorno, tornò a parlare -Quando ho capito che non avrei mai più potuto danzare, Cornelio, ho capito anche che era l’unica cosa per cui ero stata creata. Mi sono chiesta quindi che cosa ci facessi ancora viva se la mia vita non aveva più nessuno scopo. Questa gamba è così volgare ed inappropriata, voglio che me la togli. Non voglio più vederla se non mi serve a nulla.-
-Amore, non devi perdere la speranza, prima o poi, vedrai, troverò un modo per aggiustare le cose-
-Dovresti creare un’altra ballerina. Devi continuare a lavorare e non puoi perdere l’allenamento. Devi guardare avanti, io non ti sono più utile-
-No, non dirlo. Non è vero, io non voglio creare nient’altro, nulla sarebbe paragonabile a quello che abbiamo tu ed io. Io non posso.-
Elsa sospirò. Non aveva ancora avuto il coraggio di voltarsi a guardarlo – Cosa faremo?
Cornelio la abbracciò -Abbiamo avuto la forza di credere nella realtà del nostro amore quando tutti pensavano tu fossi solo una marionetta, una bellissima marionetta di vetro. Vedrai che ce la caveremo. Non sei inutile. Tu sei tutto per me-

Nessuno li aveva più visti, né nessuno li aveva più cercati dal giorno dell’incidente e nessuno si accorse che Cornelio non usciva di casa neppure per la spesa settimanale.
La gente si era semplicemente dimenticata; la marionetta di vetro aveva fatto scalpore decenni prima, quando era una novità, e tutti avrebbero voluto saperne di più, averne una, poterla ammirare ma Cornelio si era sempre rifiutato e la custodiva gelosamente; questa ritrosia aveva fatto modo che le persone perdessero interesse per il fenomeno e si dedicassero ad altro.
Erano passate settimane senza che la porta della loro villetta si aprisse e ne passarono altrettante prima che il vicino si decidesse a bussare per chiedere se andava tutto bene.
Nessuno rispose.
Il vicino se ne andò, per nulla preoccupato; era abituato alle bizzarrie di quell’uomo bizzarro. Poi una mattina si accorse che il Signor Cornelio non gli aveva mai restituito alcuni attrezzi di cui si era ritrovato ad aver bisogno; allora tornò a bussare e, seccatosi di attendere, andò a prendere la copia delle chiavi che Cornelio gli aveva lasciato molti anni prima, per dare da bere alle piante quando era in vacanza.
Una volta entrato non sentì altro che una forte puzza. Cercò di trovarne la fonte che lo portò dritto in camera da letto dove giaceva la coppia, supina ed abbracciata.
Il vicino chiamò immediatamente la polizia.
Le forze dell’ordine portarono via il cadavere dell’uomo e gettarono nell’immondizia il corpo di vetro della marionetta, pieno di polvere, senza una gamba e con le pupille vuote.

SUBSCRIBE
Unisciti alla nostra mailinglist, sai che vuoi farlo.