Gli Alberghi Diffusi della terza Italia

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Chi non ha sognato almeno una volta durante un viaggio di soggiornare in un luogo che avesse tutti i servizi di un hotel, ma con l’intimità e la comodità di casa propria?!

E’ questa infatti l’idea che risiede alla base degli Alberghi Diffusi, “un po’ casa, un po’ albergo” come vengono definiti dal loro fondatore Giancarlo Dall’Ara. Un’idea e un progetto totalmente Made in Italy che ha suscitato interesse in tutto il mondo, fino a vincere 3 importanti premi internazionali del turismo e a essere presentato come modello di successo da alcune delle principali testate giornalistiche mondiali (per citarne tre: National Geographic, New York Times e SudDeutsche Zeitung).

L’idea dell’ Albergo Diffuso nasce nel lontano 1981 in Carnia, in seguito al terribile terremoto che colpi il Friuli negli anni ’70. La necessità era quella di ricostruire tutto da capo, perché molte zone della regione erano state colpite duramente dalla calamità naturale. Il primo progetto che definì più chiaramente i contorni dell’AD fu quello di San Leo, nel 1989, che vide l’ideazione di una struttura ricettiva unitaria, sviluppata però orizzontalmente anziché verticalmente. Questa è proprio una delle caratteristiche principali degli AD, che non devono essere semplici reti di appartamenti, ma veri e proprio hotel, con reception e servizi vari, sviluppati in diversi stabili all’interno di un borgo o di un paese.



L’idea è estremamente interessante in quanto mira a recuperare edifici abbandonati al loro degrado, a restaurarli (evitando quindi ulteriori costruzioni edilizie e cementificazioni) e a dare al borgo una possibile fonte di introito: si tratta di un vero e proprio progetto di marketing turistico – territoriale. Gli AD  si sono sviluppati negli anni, moltiplicandosi in molte regioni d’Italia e anche all’estero (il primo in Spagna). Una perfetta via di mezzo tra l’agriturismo, troppo fuori città e il bed&breakfast, bello ma è “casa di altri”, l’AD è una grande intuizione che ha saputo cavalcare l’onda di un turismo ancora nascente, ma sempre più conosciuto e apprezzato: quello dei borghi storici.

Quella che ho chiamato nel titolo la “terza Italia”, non è altro che l’Italia dimenticata, poco conosciuta, poco frequentata, ma che ha determinato la nostra cultura e le nostre tradizioni, insomma l’Italia che ha formato l’Italia. Se la prima Italia (parlando sempre in senso turistico) è quella dei grandi itinerari, come Roma, Firenze, Venezia, la seconda Italia è costituita da tutte quelle città minori, ma comunque molto visitate (penso a Bologna, Ravenna, Siena, Arezzo), la terza è invece rappresentata dai piccoli borghi che solo i viaggiatori più attenti conoscono e sanno apprezzare.

Vivere l’esperienza di un AD in un borgo italiano significa entrare a far parte della comunità ospitante, vivere veramente il luogo in cui si soggiorna e soprattutto viverlo autenticamente. Autenticità, ecosostenibilità e, perché no!? Fascino. La maggior parte degli AD, infatti, sono tutti ricavati da antichi edifici ristrutturati tenendo conto del contesto in cui si trovano e riportandoli alla loro originalità, il risultato è semplicemente meraviglioso.

In questa rubrica saranno presentati i migliori alberghi diffusi italiani, situati in borghi di particolare bellezza e interesse, per far conoscere quell’Italia dimenticata che, senza progetti visionari come questo degli AD, sarebbe destinata a morire.


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