Albergo Diffuso #8: Santo Stefano di Sessanio

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L’Italia è ricca di antichi borghi medievali, sparsi qua e là lungo tutta la catena appenninica. Alcuni si mostrano in tutta la loro preziosità, altri si nascondono tra vallate oramai sconosciute e abbandonate. Gli Appennini racchiudono tra i loro pendii dolci e arrotondati, gioielli sconosciuti, tesori non ancora scoperti e inoltrarsi al loro interno, significa spesso intraprendere una caccia al tesoro, perché ogni chilometro può svelare una parte di storia d’Italia ancora inedita.

Da nord a sud, la catena appenninica è estremamente preziosa, troppo spesso è stata sottovalutata rispetto alle maestose Alpi, ma non per questo ha meno valore da offrire. Le sue vallate verdissime e ben più dolci, rispetto alle rocciose Alpi, i suoi borghi antichi dove il tempo pare non esser mai passato, la perfetta integrazione tra uomo e natura, in un gioco di ruoli che dura da millenni. Mentre le Alpi urlano a squarciagola, gli Appennini sussurrano di tempi lontani, di leggende e tradizioni. Ci vuole molto silenzio per ascoltarne la voce, bisogna fermarsi e saper ascoltare.

L’Abruzzo è una delle regioni più verdi e meno conosciute della penisola, è un perfetto esempio di quell’Italia appenninica che senza l’aiuto concreto di progetti per il recupero della memoria storica e delle tradizioni, sarebbe travolta dalla Verghiana “fiumana del progresso”.

L’Albergo Diffuso Sextantio, a Santo Stefano di Sessanio è uno tra i migliori esempi di recupero e valorizzazione architettonica, nel loro senso più profondo. Santo Stefano di Sessanio si trova in provincia de L’Aquila, all’interno del Parco del Gran Sasso a oltre 1250 metri d’altitudine. Oggi si presenta come un bellissimo borgo medievale, ma nel passato, la cittadina ha subìto un fortissimo spopolamento, fino ad avere solamente 70 abitanti.

L’idea parte da un giovane imprenditore di origini svedesi, Daniele Kihlgren che decide, in seguito a un giro in Abruzzo, di fare qualcosa per recuperare questo borgo ormai dimenticato. Insieme all’architetto Lelio di Zio, Kilhlgren acquista tutto il paese e lo trasforma in una struttura ricettiva estremamente innovativa, uno dei primi Alberghi Diffusi in Italia. All’interno delle 28 camere proposte dall’AD, tutto è rimasto come nel passato, il recupero è totale, persino le porte, le finestre e gli arredamenti sono stati recuperati da quelli antichi del borgo. Il risultato è unico, meraviglioso, un perfetto esempio di valorizzazione architettonica e uno degli ambienti più suggestivi al mondo.

Oltre alle camere sparse in tutto il paese, Sexstantio offre anche una sala meeting, una tisaneria, delle botteghe di artigianato abruzzese con prodotti tessuti a mano, la Locanda Sotto gli Archi, per degustare le ricette tipiche della montagna abruzzese, rivisitate da grandi chef e il Cantinone, dedicato agli aperitivi e ai pasti veloci, dove poter comunque degustare i migliori prodotti locali.

Sextantio non è solamente un nuovo modo di concepire l’ospitalità, ma una filosofia di vita, un diverso approccio al turismo e un aiuto concreto a quei borghi dell’Italia dimenticata, che sarebbero andati in rovina. Sextantio è tornato a vivere dopo anni di solitudine, dando una nuova possibilità ai suoi abitanti, ai giovani che non devono più trovarsi nella condizione di andarsene da casa, per trovare lavoro.

Gli Alberghi Diffusi insegnano ancora una volta: è finito il tempo del turismo di massa, del cemento e dell’iper costruzione. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per fare un buon turismo, già lo possediamo. Ora sta a noi, decidere su cosa puntare: l’omologazione con tutte le altre destinazioni turistiche oppure, l’autenticità e l’accoglienza dei luoghi unici che solo l’Italia sa offrire.

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