The Dreamers

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Attacchi di panico
Sogno: Sono in riva a un fiume e vedo arrivare da lontano una grande onda, che sta per sommergere tutto quanto. Accanto a me ci sono un altro uomo e un gatto. Sul fiume c’è un traghetto governato da un barcaiolo, che ci avverte: “Sbrigatevi a salire perché tra cinque minuti arriva l’onda e vi travolge”. Io non so che cosa fare: l’altro uomo non dice niente, non si muove, resta lì immobile. Non so come comportarmi con il gatto, che non si lascia prendere. Il traghettatore insiste, ma alla fine, vedendo che io non mi decido, se ne va a portare in salvo la gente che è già sulla barca. Io rimango in ansia per la sorte dell’altro uomo e del gatto. Mi sento inchiodato sulla riva. Ma intanto vedo l’onda arrivare e chiudo gli occhi. L’onda passa e non succede niente. Anche questa volta sono riuscito a non decidere.

Paolo non ha figli. Non è sposato, ma si porta appresso una convivenza con una donna che sa di non voler sposare, da cui sa di non volere figli, che non stima, che non crede sia “abbastanza” per lui e che, e questa cosa è la peggiore di tutte, non ama. Ma ci saranno mai donne che lui considererà al suo pari? Eppure è un compagno affettuoso, gentile, premuroso, di aspetto gradevole, capace di stimolare interessi e di parlare di ogni cosa, ma di lui non ci si può far conto. È un uomo molto capace sul lavoro, ma la sua carriera è stata bloccata da degli attacchi di panico che lo tormentano, soprattutto nei luoghi chiusi, dove si sente intrappolato. Proprio a lui doveva toccare, un giovane promettente e scaltro che del viaggiare da un paese all’altro, nel scendere da un aereo per imbarcarsi immediatamente nel successivo aveva fatto in passato un vanto.
Nel sogno i suoi conflitti appaiono come un’enorme onda che tutto può sommergere: ingovernabile e minacciosa massa d’acqua, inesorabile flagello dalla natura inconscia, che ben rappresenta i suoi attacchi di panico. Il sogno raffigura le componenti della personalità di Paolo o più precisamente come queste soccombano, inesorabili vittime del panico, della paura di morire, del terrore di perdere il controllo di se stesso L’uomo del sogno raffigura la sua ombra: vogliosa si di prendersi ciò che le piace nella vita, ma anche troppo inerte, passiva, incapace di assumersi responsabilità, dipendente, vigliacca. Così lui si rifiuta di vederla. Sarebbe troppo doloroso? Probabilmente sì, perché lo costringerebbe a confrontarsi proprio con ciò che più odia di se, corpo a corpo con i suoi aspetti più spregevoli, al limite dell’orrore, dello schifo, della ripugnanza. Il gatto rappresenta i suoi sentimenti, prima di tutto quelli di indipendenza; ma la sua voglia di vivere cozza contro l’incapacità di prendere decisioni, di affrontare le crudezze della vita, di impegnarsi nel quotidiano confronto con la realtà. Così lui rimane in superficie. E sogna un gatto e un uomo che rappresentano l’uno l’aspetto sfuggente e l’altro quello passivo della sua psiche. È vero che nel sogno c’è anche la figura del traghettatore: un terapeuta che potrebbe portarlo in salvo, ma lui rifiuta il suo aiuto. Questa volta la nave del traghettatore dantesco che salva le anime portandole sull’altra riva non ospita né reietti né redenti. Paolo non è ancora in grado di farsi aiutare. Paolo non è ancora in grado di prendere le “grandi decisioni”.
Quando è adolescente perde il padre, da lì in poi vive con la madre che gli da protezione, cura e amore, ma non ha alcun modello maschile di riferimento. Questa è la causa principale delle sue titubanze, indecisioni, debolezze. Poi passa il tempo senza che lui riesca a prendere in mano la sua vita, comodamente seduto, ma anche imprigionato, nel grembo della madre. Spesso la vita gli ha presentato il conto. Il gatto se l’è data a gambe levate. L’altro uomo è rimasto indifferente. Il traghettatore ha attraversato il fiume da solo. Salvo poi, passata l’ondata di piena, tornare con disinvoltura sulla scena. Ma ciò che di sé non si è mai voluto conoscere, ciò che non si è mai affrontato, ciò che abbiamo rimosso nell’inconscio emerge come fa la lava dalla bocca di in vulcano in eruzione durante gli attacchi di panico. Questo è il motivo del suo disagio, questo deve capire per poter guarire. Immobile, incapace di scegliere se ne sta imprigionato in una prigione fintamente dorata, nel frattempo la vita gli scorre sotto i piedi, senza che lui riesca a cambiare, senza crescere. Paolo è incapace di prendere le “grandi decisioni” di cui sopra: staccarsi dalla madre, assumersi la responsabilità di un rapporto sentimentale, rinunciare alle scorciatoie dell’infanzia, senza aspettare l’arrivo inesorabile di una nuova ondata.

Dr. Stefano Baratta, psichiatra e psicoterapeuta – Illustrazioni di Irene Pollini Giolai

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