Lago Film Fest 2013 #3

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«La massa umana vive vite di quieta disperazione», scriveva Henry David Thoreau nel 1854. Frase citata dai Pink Floyd in Time e stampata sul cartellone di The Mass of Men, cortometraggio vincitore del Lago Film Fest, edizione numero nove.

Mai premio fu più attuale, visto che il film di Gabriel Gauchet parla di disoccupazione, di un sistema che stritola l’essere umano e dei gesti disperati che ne conseguono. Scelta coraggiosa, col rischio di adombrare l’atmosfera frizzante di Lago, facendolo sembrare una di quelle rassegne seriose, un po’ fantozziane, che popolano le piazze italiane nell’era post-cinema d’essai. Eppure non può che essere appoggiata e non solo per l’evidente qualità del prodotto: sono i tempi in cui viviamo a pretenderla.

Ci hanno pensato gli spettatori, a ritrovare i colori pastello delle fiabe, incoronando col premio del pubblico il delizioso Hazel, diretto da Tamer Ruggli, targato Svizzera. Uno dei lavori più belli e originali visti in cartellone quest’anno. Storia di un ragazzino che vive con la madre nevrotica, la casa costellata di foto dalle quali il padre è stato cancellato e la nascente coscienza di essere gay. Lo spirito e la delicatezza sono quelli di un nuovo Wes Anderson, animo di cui l’Europa avrebbe molto bisogno.

Bella sorpresa è stata anche il premio Unicef, andato all’argentino Juan Pablo Zamarella per Luminaris, un prodigio di fantasia, nel quale due operai di una particolarissima fabbrica di lampadine finiscono per fuggire dalla straniante vita aziendale a bordo di una mongolfiera-lampadina, con la quale illuminano le vite di chi li circonda. Animato tramite l’accostamento di migliaia di fotografie scattate in sequenza e arricchito da un’atmosfera sognante, potrebbe essere uscito da un raro momento di gioia di Terry Gilliam o da una visione fumettistica di Jean Pierre Jeunet.

Le menzioni speciali sono state attribuite al bianco e nero del francese Les Lézards, di Vincent Marlette, su due uomini che attendono l’arrivo di una donna all’interno di un Hammam; al belga Aparicion, di Méryl Fortunat-Rossi, girato in una Plaza de Toros dove si attende il ritorno di un torero infortunato; al britannico Boogodobiegodongo, di Peter Millard, realizzato con disegni a matita e acquarello e allo splendido Of Your Wounds, girato in Svezia da Nicola Piovesan.

Il Veneto Region Award, dedicato ai cineasti nati nella regione che ospita il festival, è per il video musicale Vanish, di Daniel Schwarz e Davide Cairo, mesmerizzante sequenza nella quale luci proiettate su oggetti di vita quotidiana seguono i ritmi e le emozioni della colonna sonora. Il premio Rodolfo Sonego per la migliore sceneggiatura è andato a Tommaso Sacchini per Il rappresentate.
Per le “rane” di Lago finalmente un po’ di riposo, prima di mettersi al lavoro per l’edizione numero dieci. A loro tutta la nostra gratitudine di cine-manianci.

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