Padova Vintage Festival

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[column grid=”2″ span=”1″]Dal 13 al 15 settembre si è svolta la quarta edizione del Vintage Festival, ormai un’appuntamento fisso per la città di Padova che riesce ad attrarre ogni anno sempre più pubblico. Questo non rappresenta solamente un evento dedicato al costume d’epoca, ma anche agli usi e alle abitudini di un tempo, risultato di una ricerca antropologia sempre più profonda. Oltre ai banchetti che vendevano qualsivoglia tipologia di oggettistica, il primo piano era dedicato a mostre e set preparati ad hoc per l’evento. Le mostre si distinguevano per originalità e unicità in diversi settori: la prima dedicata all’arredamento con pezzi degli anni ’50 / ’60, un connubio di qualche chicca d’autore, come la poltrona “Milord” di Marco Zanuso e la “Rocking Chair” di Charles Eames, affiancata da qualche opera creata con materiali di recupero.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]From the 13th to the 15th of September the fourth edition of Vintage Festival took place, by now it is a fixed meeting for Padova city and it is able to attract more of people every year. This event isn’t only dedicated to the aged costumes, but also to the usage and to the habits of old ages, it is the result of an always deeper anthropological research.
You can find the banquets where people sell each kind of object, and on the first floor there are showings and settings prepared for this event. Showings distinguished themselves for originality and uniqueness in different sectors: the first was dedicated to the furnishing with Fifties and Sixties pieces, an union of some pearls of author, like the armchair of “Milord” by Marco Zanuso and the “Rocking Chair” by Charles Eames, close to some works created with recycled materials.
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[column grid=”2″ span=”1″]Attraverso lo “Small Museum 7.1 – Missoni” veniva presentata una selezione dei capi icona del noto brand italiano, e la Diesel, che proponeva le t-shirt, i giubbotti e le stampe degli anni ’90 direttamente dal loro museo, ci si poteva tuffare invece nell’area fashion vintage. Uno spazio importante, anche se stabile al Palazzo Antinate San Gaetano, era adibito alla mostra d’arte dedicata ad artiste donne di origine ebrea che hanno saputo rivendicare una piena indipendenza creativa e intellettuale nel tessuto culturale dell’Italia del Novecento; vi erano artiste internazionali del calibro di: Alis Levi, Gabriella Oreffice, Antonietta Raphael, Lotte Frumi, Eva Fischer, Paola Consolo e Silvana Weiller.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]Though the “Small Museum 7,1 – Missoni”, there was a selection of some icon clothes of the famous Italian brand, and Diesel proposed t-shirts, coats and printings of Nineties, directly from their museum you could merge in the vintage fashion area. An important space, also if it was stable at the San Gaetano Palazzo Antinate, was used for the art showing dedicated to women artists of Hebraic origin who could claim a full creative and intellectual independence in the cultural tissue of the Nineties Italy; there were international artists like Alis Levi, Gabriella Oreffice, Antonietta Raphael, Lotte Frumi, Eva Fischer, Paola Consolo and Silvana Weiller.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]La vicina mostra “Arte e Viaggi” si snodava invece in un susseguirsi di decadi, espondendo i protagonisti dei primi viaggi tra ‘800 e ‘900: i bauli e gli articoli da viaggio disegnati e prodotti dalle più grandi maison. In campo fotografico eccelleva la mostra di uno dei più grandi street photographer: Jamel Shabazz. L’artista esponeva infatti al Festival alcuni tra i suoi scatti più significativi. Rimanendo in questo campo, abbiamo trovato molto azzeccato il progetto realizzato da Fosfeni Lab, i quali hanno ricreato una sala pose con un banco ottico Fatif, dei primi del ‘900. I clienti diventavano così i protagonisti di scatti in bianco e nero, sperimentando così la sensazione di poter essere immortalati in una fotografia d’epoca attraverso un vero cimelio.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]The close “Art and travel” showing moved in a set of decades, exposing the protagonists of the first travels in ‘800 and ‘900: portmanteaus and travel objects are drawn and products from the biggest maisons are presented. In the photograph sector, the most important showing was the one of the biggest street photographer: Jamel Shabazz. In fact, this artist exposed some of his most meaningful photos at the Festival . Staying in this sector, we think that was really interesting the project realized by Fosfeni Lab, who have created a pose hall with a Fatif optical bank, of the first years of Nineties. Customers became the protagonists of black and white photos, and in this way they could experience the sensation to be captured in an aged photo though a relic.
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[column grid=”2″ span=”1″]Vintage Festival come sinonimo del cool: un tripudio di fronzoli di gonne, occhiali rotondeggianti, cappelli d’ogni forma, e tatuaggi, o meglio dipinti, che cercano di colorare identità sbiadite in una società in cui la ricerca dell’unicità diventa, per molti, necessaria. A dir il vero, il Festival questa unicità riesce pure a ricrearla: tra oggetti ed accessori che portano in un altro spazio – tempo, l’ospite del Vintage non solo diventa uno spettatore di anni e mode passate, ma viene magicamente trasportato con il pensiero alla città simbolo della cultura vintage, Parigi.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]Vintage Festival like synonym of cool: a blaze of frills of skirts, round glasses, hair with every kind of shape and tattoos, or better, paintings, that try to color faded identities in a society where the research of uniqueness becomes necessary for many persons. Really, this Festival is able to recreate also this uniqueness: among objects and accessorizes that bring you in an other space-time, the Vintage guest is not only the spectator of old years and fashions, but he is magically brought by the thought to the symbol city of the vintage culture, Paris.
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Philippe Daverio ©Mattia Balsamini

[column grid=”2″ span=”1″]Fino a qualche anno fa il vintage era un fenomeno di nicchia, di collezionismo, oggi si sta trasformando in un fenomeno di massa tutt’altro che distintivo. Lo stesso argomento è stato sollevato anche da uno degli ospiti al Festival, forse il più atteso, Philippe Daverio. Il critico sottolineava il fatto di come in quest’epoca, che definiva “del trash”, sia molto difficile trovare la diversità, la distinzione tra le persone; in particolar modo definiva la curiosità ed il pettegolezzo (non riferito al gossip frivolo) i motori fondamentali della maieutica. Il Vintage è un vecchio che sa di nuovo ricordato in maniera nostalgica e sfumato in bianco e nero, che vuole evadere per appartenere a qualcosa di diverso. Divincolandoci tra la folla di cappellini neri a mo di Charlie Chaplin, confidiamo che il vintage rimanga sempre un oggetto di classe e di stile del passato e non un’etichetta da applicare alla nuova e breve ondata di moda.

Un ringraziamento a Marta Novella.
[/column] [column grid=”2″ span=”1″]Until some years ago vintage was a phenomenon for some people, a phenomenon of collection, today it is transforming in a mass phenomenon that is not distinctive. The same argument has been discussed by one of the guests of the Festival, maybe the most anticipated, Philippe Daverio. He underlined how in this age, defined of “trash”, is so difficult finding diversity, distinction among persons; in particular he defined curiosity and gossip (not referred to shallow gossip) the fundamental motors of maieutics. Vintage is an old man that smells of remembered old in a nostalgic way and faded in black and white. He wants to evade for belonging to something different. Moving in the crowd of black small hats like the Charlie Chaplin’s one, we hope that Vintage could always be an elegant and stylish object of the past and not a label to apply to a new and brief wave of fashion.

Special thanks to Marta Novella.
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