Pietro Nicolaucich – The Art Of Denim

0

Lo scorso 12 Ottobre siamo stati invitati da PICAME e Noventa di Piave Designer Outlet per seguire la seconda tappa di The Art of Denim (qui trovate la prima tappa dei nostri amici di Collateral). Il tempo uggioso della mattina ha lasciato presto spazio al sole ed ha permesso a Pietro Nicolaucich di realizzare un’opera davvero coinvolgente. Se ci avete seguito su Instagram sapete già tutto ma se volete saperne di più, qui di seguito, trovate il video della performance e la nostra intervista a Pietro, nella quale ci racconta del suo coinvolgimento nel progetto e del suo lavoro di illustratore.

Ti abbiamo seguito durante la live performance al Noventa di Piave Designer Outlet, raccontaci la tua scelta creativa e come hai legato l’opera alla campagna The Art of Denim.
Devo ammettere che l’ispirazione non mi è precipitata addosso come mi succede di solito quando devo realizzare un’opera a tema. La prima a cosa a cui ho pensato era che per rappresentare il concetto di denim in un’illustrazione avrei dovuto farne un simbolo. Amo i notturni e avevo deciso che sarebbe stato un disegno calato nelle tenebre. Volevo che ci fosse qualcosa di mistico e ho pensato ad una figura sciamanica accompagnata dal suo animale guida. Nella bozza era una semplice volpe (mi piace pensare che sia anche il mio animale guida), ma quando mi sono trovato di fronte alla tela ho optato per una metamorfosi e le ho dato il dono del volo ed un paio di corna. Volevo che lo sciamano e il suo animale vagassero per un luogo bucolico ed ho scelto una campagna silenziosa. Infine l’ho sovradimensionato fino a renderlo gigantesco, quasi divino. Uno spirito pagano protettore della natura con indosso un paio di jeans, un tessuto naturale che viene quindi accettato dall’entità superiore alla stregua del cappello, ricavato da un gufo, e del bastone.

Qual’é l’immaginario a cui attingi per realizzare le tue opere?
Sono sempre in bilico tra la montagna e il mare. L’incontro-scontro tra queste due realtà è l’immaginario principale dei miei lavori. Oltre a questi amo le vecchie illustrazioni dei romanzi d’avventura, le sezioni, i notturni, le tigri, le volpi, i cervi, gli animali antropomorfi, le visioni aree, i tetti vittoriani, i paesaggi invernali, i mostri e molto altro. Tutto il resto lo trovo guardandomi intorno e ogni tanto guardandomi dentro.

Come cambia il tuo stile/lavoro su un formato cosí grande?
Non sono mai stato un illustratore di pareti, di solito lavoro con piccoli formati ed è stata la mia prima esperienza di questo tipo. Sapevo di potermela cavare nella tecnica (faccio molti lavori con gli acrilici su superfici diverse dalla carta), ma non avevo idea di come l’avrei messa col fattore tempo. Ho impiegato 11 ore per coprire gli oltre 7 metri quadrati della tela ma sono riuscito a concludere l’opera senza pause e con molta concentrazione; il risultato finale rappresenta pienamente il mio stile. Sono piuttosto fiero di aver comprato l’esatta quantità e qualità di colori, ma questo è un tecnicismo che riguarda me e poco interesserà ai fruitori. Detto questo, devo ammettere che disegnare qualcosa di più grande di me ha qualcosa di rapsodico che mi ha scosso dentro. È un po’ come costruire un piccolo mondo. Non riesco a immaginare la sensazione di onnipotenza che deve pervadere un’ingegnere che vede compiuta un’opera monumentale da lui progettata e seguita nella sua costruzione.

Sei nato tra i monti di Tarvisio ma in tanti tuoi lavori é rappresentato il mondo fiabesco del mare, come mai?
Come dicevo, la mia ispirazione proviene da due realtà legate a doppio filo: il mare e la montagna. Sebbene questi due mondi appaiano agli antipodi, in realtà hanno molto in comune: si appartengono sotto il segno di ciò che ci perturba e che non riusciamo a comprendere pienamente in quanto “più grande di noi”. Le cose immense ci affascinano proprio perché sono troppo grandi perché la nostra ragione possa contenerle. C’è qualcosa di bellissimo e allo stesso tempo inquietante nel mistero dell’immensità. Questo concetto per me è un baule di idee a cui attingere a mio piacimento ogni volta che ne ho bisogno. Nel dettaglio poi devo dire che la montagna è la mia casa. Sono nato e cresciuto tra vette, boschi e ghiacci. Tutto questo ha formato il mio immaginario definitivamente fin da quando ero piccolo. Per il mare è differente. Non amo andare al mare, per il semplice fatto che il mare che ho a portata di mano non è mare. Il mare non è un bagnasciuga saturo di uomini nudi che si bagnano nell’acqua bassa e torbida. Il mare, quello vero, è il mare aperto, bellissimo, con la sua luce, i suoi moti, la sua flora e la sua fauna, ma anche pericoloso e imprevedibile, proprio come la montagna è la montagna e non il paesino che sorge tra le sue valli. Bisogna salire in quota, camminare tra i boschi, conoscere gli alberi e i funghi, scorgere gli animali nel loro elemento, dormire nei bivacchi per vivere la montagna. E bisogna anche percepirne il pericolo e saperlo affrontare. Così mi piacerebbe vivere anche il mare, ma purtroppo non posso ancora permettermi una vacanza in mare aperto. Tutto il mio immaginario marittimo viene dai libri: Conrad, Verne, Stevenson, Salgari, Melville, Poe e London. Libri d’avventura che ho fagocitato da bambino e che ancora oggi leggo con appassionato trasporto. Questa è l’altra componente che ha formato la mia ispirazione fin dall’infanzia. Sono un po’ guardiacaccia e un po’ pirata. E poi nel mare ci sono le balene: semplicemente le creature più grandi del pianeta… per tornare alla questione sulla fascinazione da immensità.

Pensi che l’illustrazione possa essere di supporto al mondo della moda e se sí cosa trasmette in piú rispetto ad altre forme di comunicazione?
L’illustrazione può essere un supporto importante alla moda, lo hanno dimostrato ancora una volta PICAME e McArthurGlen con il progetto The Art of Denim. Mi stupisce che tutto questo non sia accaduto molto tempo prima. L’illustrazione (originale) trasmette la forza del talento di chi la produce. È unica, originale, e non riproducibile. Le altre forme di comunicazione sono per loro stessa natura effimere, digitali, frutto della collaborazione di più persone e mezzi, spesso impersonali e asettiche. L’illustrazione è semplicemente sè stessa, si presenta ai nostri occhi così come l’artista l’ha concepita, senza filtri di alcun tipo, ci mette davanti al nudo genio di chi l’ha realizzata. Fotografia e video sono strumenti che si sono sempre messi al servizio della moda, in questo caso invece è forse la moda a mettersi al servizio dell’arte.

SUBSCRIBE
Unisciti alla nostra mailinglist, sai che vuoi farlo.