Luca Caserta: il cinema dei professionisti

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Luca Caserta, veronese, classe 1977, è uno che col cinema non scherza. In mezzo a folle di registi improvvisati, frutto di un’era digitale che avrà anche democratizzato la settima arte ma la sta pure trascinando nell’abisso del dilettantismo, lui vanta un curriculum di studi di prim’ordine.

Innanzitutto l’arte è nel suo DNA: quella del Teatro, dove si è cimentato come regista, autore e attore. Suo padre era il grande e compianto Ezio Maria Caserta, fondatore del Teatro Scientifico / Laboratorio di Verona. La madre è l’attrice Jana Balkan.
Poi il diploma in Comunicazione e Multimedia, quello in Filmmaking presso l’Accademia di Cinema e Televisione di Cinecittà, con specializzazione in Regia e Sceneggiatura Cinematografica sotto la guida di Carlo Lizzani, Giacomo Scarpelli, Cristiano Bortone, Franco Brogi Taviani e Mario Brenta. In seguito corsi di Fotografia, Ripresa e Cinema con Giuseppe Pinori, Giuseppe Berardini e Daniele Nannuzzi.

Perché snocciolarne il curriculum? Per una ragione fondamentale: registi non si nasce, si diventa. Con lo studio prima e con l’esperienza poi. Le nostre città sono ormai piene di mitomani armati di telecamera, che credono basti un computer per diventare montatori, un faretto per essere direttori della fotografia, un microfono integrato per vantare avventure da tecnici del suono, la faccia tosta per essere attori.
Ecco, questi personaggi non hanno ruolo nei due corti che hanno segnalato Caserta tra i registi più interessanti del giovane cinema italiano.

Il primo, del 2011, s’intitola Dentro lo specchio. In pochi minuti si racconta lo sdoppiamento di personalità di una donna (Elisa Bertato) che, traumatizzata da una violenza, è diventata cacciatrice di uomini (Stefano Flamia). Li attira con la promessa del piacere e poi … non vi riveliamo il finale, vi basti immaginare una buona dose di colore rosso. Il corto, presentato al 64° Festival di Cannes 2011 (Short Film Corner) e al MArte Live 2011 (finalista sezione “Cinema”), è disseminato di simbolismi e citazioni, con un’atmosfera che rimanda al primo Polanski e agli incubi erotico-hitchcockiani di De Palma. La fotografia, firmata da Francesco Giusani, sottolinea con efficace discrezione le diverse duplicità del racconto, che vanno a sposarsi a una studiata gestione degli spazi.

Nello stesso anno fonda la casa di produzione Nuove Officine Cinematografiche (http://www.noc-cinema.com/), con la quale produce il secondo cortometraggio, girato nel 2013.
Dal profondo, anch’esso presentato allo Short Film Corner di Cannes, ha la struttura di un horror classico, con una spolverata di H.P. Lovecraft. Una coppia di sposi (Davide Bardi e Elisa bertato) si reca nella villa che ha appena acquistato in campagna: l’atmosfera del luogo si fa progressivamente più ostile, strani rumori nelle pareti, ombre negli specchi, un richiamo ancestrale che arriva dalla cantina, “dal profondo” appunto…
La fotografia è di Davide Manca (www.davidemanca.it), il montaggio di Brunella Perrotta, le musiche di Lorenzo Tomio. Un piccolo film che affascina e spaventa, richiamando atmosfere gotiche e adattandole alla perfezione al contesto italiano. Guai, però, a definire Luca un regista di horror: detesta, giustamente, essere incasellato in un genere (riduttivo) che ha frequentato due volte di seguito solo per una coincidenza creativa.

Non solo corti di fiction: Caserta ha anche realizzato documentari (La fabbrica della tela), videoclip (Bambola, per la cantautrice Camilla Fascina) e Spot. E non smette mai di studiare, perché il cinema è uno sport da professionisti.

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