Una mucca può esplodere?

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Una mucca può esplodere?
Beh…direi di no.

Due mucche possono esplodere?
Allo stesso modo di prima, no.

 

 

 

 

Però novanta mucche, chiuse bene bene in una stalla, possono far saltare in aria tutta la fattoria.

Ora a Rasdorf, in Germania, lo hanno capito bene.
Tutto è iniziato quando il freddo della notte ha convinto l’allevatore a chiudere tutti gli spifferi della stalla, per far stare più confortevoli le sue mucche.
Il risultato? Le mucche hanno mangiato, le mucche hanno “svuotato” l’aria che avevano in pancia e la stalla, con un forte boato ed una fiammata, è esplosa.

Una mucca produce, in media, 300litri di metano al giorno (sufficienti per alimentare un frigorifero per 24 ore), le novanta mucche e la confortevole stalla…hanno fatto il resto.
Tranquilli è andato tutto bene, solo una mucca è rimasta con qualche bruciatura sulla pelliccia, e nessun allevatore si è ferito. Certo, la stalla non ha più il tetto.

Da anni si studiano diete e mangimi che riescano a diminuire le flatulenze dei bovini, fino anche al sistema estremo di dare le pillole anti-meteorismo proprio alle mucche.
Guillermo Berra, invece, zoologo dell’Istituto nazionale di tecnologia argentino, ha studiato uno speciale zainetto che si riempie con le esalazioni delle mucche.
Non intendo entrare nei particolari di questa invenzione, aggiungerò solo che non è una soluzione comoda per le mucche.

Sotto un altro aspetto, studiare come raccogliere il biometano diventa molto importante poiché è una risorsa che ha caratteristiche molto simili al metano naturale.
Se pensiamo che recentemente una normativa ha permesso di pompare il biogas (gas prodotto dalla digestione anaerobica di sostanze organiche) nelle tubature del metano, non è così lontano il passo che per scaldare il nostro pranzo useremo una bella “ventata” bovina.

Dicevamo che il biometano o il biogas possono diventare risorse preziose e utili, per cucinare, per riscaldarsi, per muoversi ecc.
Oggi per tutte queste attività utilizziamo, per la maggior parte, un mix di fonti energetiche fossili, come il petrolio o il gas naturale. Inutile dire che queste risorse inquinano, inutile dire che sono sempre più scarse, utile invece dire che se evidenziassimo su una cartina tutti gli scenari di guerra, la potremmo sovrapporre alla cartina dei territori ricchi di fonti energetiche naturali e vedremo che combaciano quasi perfettamente.

Il nostro mix energetico è così composto:
Petrolio 37% Gas 43% Carbone 8,5% rinnovabili 11,5%.

Importiamo più dell’80% delle risorse energetiche necessarie al nostro sviluppo e, per quanto riguarda il gas, lo importiamo principalmente da Algeria e Russia, dato che la Libia si è un po’ defilata.

Energia e democrazia sono due sostantivi che vanno a braccetto. Far dipendere il proprio sviluppo e progresso, dall’approvvigionamento energetico in capo a decisioni altrui, o meglio, di alcuni stati, mette in serio pericolo la libertà di crescita di un paese.

Allora, girando per lo Stivale, mi rallegro nel vedere tetti che producono energia, pale che girano al vento (non in zone naturali protette o siti di valore archeologico), cupole di biogas, caldaie a biomassa, impianti geotermici e,
per non perdere la mia libertà di crescita, accetto anche di farmi un the caldo aspettando che una mucca alzi la coda e…faccia vento.

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