I 5 articoli da leggere questa settimana #7

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Ecco la settima puntata sui 5 articoli che vi siete persi durante la settimana: per leggerli direttamente dalla fonte, migliorare il nostro livello di inglese e, why not, augurarci #buonaestate.

 

1) Filling stomachs to open minds on immigration
In Sweden, Dinners Melt Cultural Barriers

Il New York Times ci racconta un bellissimo esperimento svedese: a Stoccolma la lotta alla discriminazione si promuove organizzando cene con immigrati. L’integrazione ha la pancia piena e il sorriso di una giovane insegnante svedese.

 

2) Frustrated husband creates spreadsheet of wife’s excuses for not having sex with him
The man compiled an Excel document showing a month’s worth of his wife’s responses to his requests for sex, which she then shared online 


Quando si dice metterle sul file excel: ecco dal Telegraph tutte le scuse che la moglie di questo (sventurato) e frustrato marito ha dato per non avere un rapporto sessuale, nell’ultimo mese. Cosa si dice pur di non far l’amore!

 

3) Is it balls, vagina, or both? Airbnb logo sparks wave of internet parodies
The apartment-rental website launches its grown-up logo to a wave of ridicule – as well as claims of plagiarism

Forse lo avevano previsto, di certo il lancio (in grandissimo stile) del nuovo logo Airbnb ha scatenato un’infinita serie di parodie e discussioni online. Da un lato la forma ambigua dell’icona dall’altro la non grande originalità: il resto lo fa quel mix di invidia e creatività di cui siamo tutti, anche involontari, protagonisti sui social media. Compreso questo giornalista del Guardian.
La mia opinione non richiesta sull’operazione Airbnb? Semplicemente geniale.

 

4) Anti-gambling campaign shows nimble footwork after advert predicts German World Cup victory
Charity updates its advert to show that gambling still doesn’t pay – even after a win

Diciamo che l’aver “puntato” sulla Germania non era stata proprio l’idea migliore per chi aveva l’obiettivo di presentare gli effetti negativi delle scommesse online. Ma alla fine ci sono riusciti e il Telegraph ci svela come è finita la storia del papà di un bambino di Singapore. Protagonista di questa campagna sociale.

 

5) 20 signs you’ve been living in Italy too long
As an expat, when you live in Italy, no matter how much you fight it, no matter how you cling to your cultural identity, you become a little bit Italian. Here are some signs you’ve been living in Italy too long.

E’ in parte il trionfo degli stereotipi ma possiamo anche intravederci delle piccole verità in questo simpatico articolo di Swide sui 20 segnali per cui stai vivendo in Italia da troppo tempo. Alla fine ci vedono così: non facciamo molto per far cambiare loro idea e, forse, ci vogliono persino bene. Ce ne volessimo di più anche noi!

 

Precedenti puntate:

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