Un bionda e una mora, ventiquattro e ventidue anni, belle e famose. No: non sono veline. Sono le due attrici americane più promettenti del nuovo millennio: Jennifer Lawrence (la bionda) e Shailene Woodley (la mora).
Buona parte di Hollywood, oggigiorno, ruota attorno a loro e al loro prossimo film. Un fuoco di paglia? Assolutamente no. Altro che le attricette italiane, capaci di latrare in qualche fiction con preti, suore, santi e mafiosi. Queste ragazze hanno studiato e recitano sul serio, qualcuno direbbe divinamente. Jennifer e Shailene sono le Meryl Streep del futuro.
Iniziamo da Jennifer, kentuckyana, figlia della manager di un campo estivo per bambini e di un operaio edile. Inizia a lavorare in tv nel 2007. Nel 2009 è in The Burning Plain, di Guillermo Arriaga, al fianco di Charlize Theron e Kim Basinger. Il film è una noia mortale ma lei vince il Premio Mastroianni a Venezia. Niente di ché, può capitare … soprattutto in Italia dove i premi si danno un po’ a caso.
Nel 2010 (ma le riprese sono di due anni prima), quando ha diciotto anni, esce Un gelido inverno, di Debra Granik. Uno di quei film indipendenti che ti fanno innamorare del cinema americano, che non è solo botte e Transformers.
Jennifer, nel ruolo di una ragazza abbandonata dai genitori, con l’affitto da pagare e i fratelli da mantenere, è intensa e misurata. La sua Ree è uno di quei personaggi subito pronti a entrare nel canone, a diventare metri di paragone. Scatta la prima nomination all’Oscar.
Poi la mossa geniale, quella che la contraddistingue dalle colleghe europee, che una volta abbracciate dalla critica si sarebbero votate solo al cinema “alto”. Si aggiudica non una ma due saghe: quella degli X-Men e Hunger Games. In entrambe ce la mette tutta per recitare al top, perché è così che fanno i professionisti. Seguono successo mondiale, milioni di fan e di dollari incassati.
A questo punto la adotta David O. Russell, autore di mezza età, rispettato, con diversi assi nella manica (anche se non è il genio che tutti dicono), tra cui Il lato positivo e American Hustle. Col primo Jennifer vince Oscar e Golden Globe, col secondo riceve la terza nomination. Nessuno, prima di lei, era stato nominato tre volte senza nemmeno aver compiuto i venticinque anni.
Jennifer Lawrence è un esempio di gestione da manuale di una carriera, cosa che ci si può permettere solo se si hanno, contemporaneamente, grande talento, intelligenza e un manager coi fiocchi. E ora che chi la voleva vedere nuda s’è tolto lo sfizio con lo scandalo “The Fappening” è diventata anche un sex symbol (un po’ lo era già, anche se diciamolo, ha colleghe più belle e questa è una grande fortuna, altrimenti finirebbe nella stessa riserva).
Shailene, californiana, figlia di una insegnante e di un preside di liceo, è tutt’altra specie di diva: ancora più giovane, carina ma non sexy, capace di interpretazioni naturalissime. Lei è la post adolescente con cui le teenager americane possono identificarsi.
L’abbiamo notata qualche anno fa nello splendido Paradiso amaro, nel quale era la figlia di un George Clooney vedovo e quasi gli rubava i riflettori. Diciannove anni (ma ne dimostrava meno) e prima nomination al Golden Globe.
Anche lei si aggiudica il ruolo da protagonista in una saga: Divergent, che ricorda anche troppo Hunger Games e che, grazie a Shailene, viene risparmiata dai critici e incassa trecento milioni di dollari.
La sua nicchia sono, però, i film sentimentali per young-adults: The Spectacular Now e Colpa delle stelle. Col primo si aggiudica il premio della giuria al Sundance e col secondo tutti giurano che sarà nominata all’Oscar.
Le manca solo un regista importante disposto a traghettarla verso ruoli più maturi, cosa che potrebbe succedere una volta finita la serie dei Divergent.
Il segreto di queste giovani stelle è, soprattutto, quello di sapersi dividere tra blockbuster e piccoli film, facendo cassetta e imparando a differenziare.
Obiettivi che affrontano con un’umiltà tutta anglosassone, sapendo che la fila di rimpiazzi è lunga e accanita.