NUDA DIFESA // Vanessa Beecroft

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“Tre ore sono il tempo necessario perché una donna apparentemente nuda smetta di sentirsi guardata e cominci a pensare, mostrando il suo lato più attraente che è il cervello”. Tre ore è la durata dell’ultima performance di Vanessa Beecroft “VB74”, progettata appositamente per l’inaugurazione della mostra “Bellissima. L’alta moda dal 1945 al 1968″. La mostra, incentrata sul tema dell’identità femminile, si propone come un dialogo aperto fra abiti-capolavoro e opere d’arte di Lucio Fontana, Alberto Burri e moltissimi altri. Un discorso espositivo teso a sottolineare la complicità fra arte e moda che più che un’amicizia sembra essere un amore indissolubile.

Ma il lavoro di Vanessa, oh, è molto, molto di più. L’artista è il simbolo, con la rivale-collega più anziana Abramovic, della  poetica artistica contemporanea sul corpo femminile. Con un’infanzia passata sulle rive del Lago di Garda, il lavoro della Beecroft è un diario della femminilità in rapporto con l’accettazione, ed il rifiuto, del proprio corpo. Il suo discorso artistico è in continua crescita: i corpi nudi delle modella di Vanessa urlano, in silenzio, il rapporto drammatico della donna con il cibo, con la sua estetica, con la volontà sociale di un corpo sempre perfetto. La sua prima vera perfomance la fece quando, al saggio di fine anno all’Accademia, anziché portare il suo disegno, espose la modella che lei stessa ritraeva tutti i santi giorni a scuola, vera azione d’iniziazione artistica. Voleva superare il ritratto e dare alla donna un’immagine che poteva parlare anche in silenzio. Da quel momento in avanti il corpo femminile della Beecroft è diventato un vero e proprio simbolo artistico di difesa della figura femminile, che ha da dire un sacco di cose contro questa società che la vorrebbe solo un feticcio da mettere in bella mostra.

Trenta sono le donne-modelle, di età e sembianze differenti, in piedi o sedute nel museo, che si sono offerte allo sguardo del pubblico sottoforma di tableaux vivant al MAXXI di Roma. Il momento, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne sembra non voler far perdere d’attenzione sulla tematica di difesa del corpo femminile. Il contesto, la mostra “Bellissima”, concedetemi la critica, con il suo inno alla femminilità più abbagliante non regge il confronto con l’urlo silenzioso, ma potentissimo, della Beecroft, che seppur esasperando il corpo femminile lo salva nella sua essenza. Vanessa sembra quasi dirci che se insegui la perfezione, se fai della perfezione il tuo obiettivo ultimo, sai che succede? Che insegui qualcosa che non esiste. Perché il lato più attraente di una donna è il suo cervello.

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