Quest’anno la biennale di Venezia di arte contemporanea è dedicata al futuro, al nostro futuro e al futuro di tutti, All the world’s futures il tema dettato dal curatore nigeriano Okwui Enwezor. Tsibi Geva è stato selezionato per rappresentare Israele alla biennale nel padiglione dei giardini disegnato dall’architetto Zeev Rechter, nel suo intervento si legge una tensione a rappresentare la contemporaneità come già passata, una sorta di archeologia del presente.
Nasce da un critica del mondo moderno e sicuramente da un background territoriale l’idea di coprire l’intero padiglione con 1000 copertoni provenienti proprio da Israele, dando una nuova faccia, omogenea e dal caratteristico odore, allo spazio espositivo che dall’esterno sembra un’operazione di junk architecture. All’interno, oltre a grandi dipinti dai colori cupi e dalle forme arcigne, sono esposti pezzi della vita comune, pezzi di storie, uniti in grandi collage tridimensionali, che chiamare sculture sarebbe riduttivo. Il concetto di casa che Geva esplora è riassunto in pochi oggetti, significativi, mostrano al visitatore la aleatorietà della sua presenza e la possibilità che presto la nostra realtà diventi un passato da conoscere e studiare. Spiccata la critica al mondo moderno, alla gabbia in cui l’ospite di questo padiglione si ritrova composta dalla gomma dei copertoni simbolo di una modernità che è andata oltre, gabbie ricorrenti in questo lavoro superfici attraverso cui si può traguardare ma non trapassare.