No, non vuol dire “ovatta”, ma “ovato”, aggettivo con cui in botanica ci si riferisce alla forma ovaloide di certe foglie, come quelle di melissa. Infatti Ovate, fashion brand canadese mira a coniugare semplicità naturale e minimalismo post-industriale. Esatto, il famigerato minimalismo degli anni Novanta. Proprio mentre il ready-to-wear di quest’autunno/inverno richiama sì lo stesso decennio – i Nineties – ma con un esuberante mix di abiti a sottoveste, bomber, choker, balze e ruches a profusione. Tutto, fuorché minimalisti. Proprio mentre Gucci ci sorprende con la collezione primavera/estate di Alessandro Michele, improntata ad un massimalismo sia di forma che di sostanza, opulento nel suo caos sofisticato e nella sua estetica dell’eccesso. In controtendenza, quindi. In effetti, ci si può far notare anche per sottrazione, oltre che per accumulo di orpelli. E Cahier perdu – un’assenza, una perdita – è il titolo dell’ultima collezione di Ovate.
I capi, disegnati dalla stilista Audrey Cantwell, puntano piuttosto sulla raffinatezza dei materiali: seta, lino, lana e jersey di cotone. Linee sobrie ed essenziali per un look quasi puritano.