Agnes Martin: emozioni lineari al Guggenheim di New York

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Una tela bianca. O meglio, 12 tele di lino che acrilico e grafite hanno reso di colore bianco, con delle leggere, solo accennate, righe orizzontali color grigio chiarissimo. Si apre così, con l’eleganza lieve di un infinito sconfinato, l’esposizione dedicata alla pittrice Agnes Martin. Le sue opere si susseguono nelle tortuose curve espositive del Guggenheim di New York in un percorso che invita il visitatore a osservare con curiosità un minimalismo quasi spiazzante. “Ma quando mi trovo davanti a una tela bianca, dove non c’è nulla, che cosa devo pensare?”

 

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E da una domanda semplice, legittima, si dipana il racconto di una poetica dimessa, che con raffinata delicatezza accompagna ogni visitatore a scoprire il potere che l’arte ha di farci vivere un’esperienza profonda e totalizzante, che trasmette una calma positiva tinta di colori delicati, di strutture semplici. E che inizia, proprio come si diceva, con una tela bianca.

 

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È l’essenzialità, la chiarezza, la linearità a comunicare con l’osservatore. L’indagine di Agnes Martin su forme e strutture semplici, che la pittrice approccia a partire dal 1957 e continua per tutta la vita, si basa su un’idea fondamentale: quella che l’arte possa generare un’esperienza intensa e profonda in chi guarda, infondere delle sensazioni, comunicare dei sentimenti.

Le sue tele sono avvolgenti nella loro semplicità, manifestano la loro struttura in modo chiaro e senza segreti: se il segno è minimalista, non lo è il significato, che per Agnes è sempre collegato a un’esperienza quasi trascendentale, che guida alla bellezza, alla perfezione, all’amore e all’innocenza.

 

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“Vorrei che chi gli osservatori dei miei dipinti si sentissero guardandoli come quando osservano un paesaggio… Con la stessa sensazione di bellezza, di liberà tangibile che si prova quando si guarda un paesaggio. La mia risposta alla natura è una risposta alla bellezza. L’acqua è bella, gli alberi sono belli, persino la polvere è bella. È la bellezza che ci richiama.”

L’esperienza cui si riferisce Agnes è profondamente collegata all’osservazione della natura, come lei stessa ricorda: osservare una sua opera è come osservare delle onde che si infrangono a riva, lo scorrere delle nuvole, una distesa di alberi. Suggestioni che alcune volte trovano eco nei titoli, altre scaturiscono liberamente attraverso gli occhi chi assiste allo spettacolo di una natura che non ha mai riferimenti figurativi diretti, ma che si esprime con la dirompenza delle emozioni.

 

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Le emozioni che Agnes cerca di tradurre sulla tela non finiscono qui: una griglia dorata dal titolo Friendship, linee orizzontali sulle tonalità dell’azzurro sono accompagnate dai nomi Loving Love, Gratitude e Blessing. Tutto è calmo e misurato nell’opera di Agnes Martin. Tutto scaturisce un’emozione, proprio come quando guardiamo una distesa di neve bianca, una tavola piatta e immobile tagliata dal cielo azzurro, immenso. E sorridiamo, anche se in fondo non sappiamo bene perché.

 

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