Cose che volevo dire ai miei capelli

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Cari capelli,

Ci sono delle cose che mi preme dirvi, ora, qui, seduta sul mio divano dopo che vi ho lavati e piastrati con amore e voi siete comunque ancora crespi.

Non ci siamo mai piaciuti e lo so. Ci sopportiamo, perché dobbiamo, dopotutto conviviamo sullo stesso corpo, ma non ci piacciamo.

Non ci piacciamo per una serie di motivi che sono fondamentali per vivere una relazione felice, e che quindi ci rendono sempre, costantemente infelici.

Per prima cosa, non comunichiamo. Perché se io vi voglio in un modo per un giorno intero, e vi metto in piega, e perdo un’ora della mia esistenza in cui avrei potuto fare altre cose molto più interessanti che piastrarmi i capelli, io voglio che restiate come vi ho detto di restare. Invece no. Voi prendete la piega che volete, voi fondamentalmente fate quello che volete: chi vi ha detto di incresparvi? Di spostarvi, di prendere pieghe al di fuori di quella che vi ho dato io per un’ora della mia vita, piastrandovi? Chi?

Poi c’è questa cosa che non ci ascoltiamo. Io vi vorrei dritti, voi siete ricci. Io vi vorrei lucidi e splendenti, voi siete sempre del colore sbagliato. Io vi vorrei sempre perfetti, voi siete sempre fuori posto. Io al mattino vi vorrei belli e intatti dalla sera prima e voi invece nella notte avete fatto cose zozze con il cuscino, e siete messi a caso, ciuffi che spuntano a destra, a sinistra, e allora io ripasso la piastra, per la centesima volta in due giorni da quando vi ho lavati, e voi, come sempre, non mi ascoltate, e fate quello che volete.

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C’è anche il grande problema del non venirci incontro. Sembrate sempre sporchi nei giorni in cui dovreste essere pulitissimi e profumatissimi, anche se vi ho lavati la sera prima. Siete perfetti, come se fossi uscita dal parrucchiere, quando sto male, quando non devo uscire di casa per giorni interi, quando devo andare in palestra e vi devo raccogliere e spettinare e sudacchiare, quando la cosa più interessante da fare durante il weekend è andare al supermercato a comprare il latte, ed eccovi lì, voi, stupendi. Lisci, lucidi, morbidi e setosi. E poi vado dal parrucchiere, mi faccio fare il colore, il taglio, la piega, e voi? Voi state di merda. E veniamoci incontro, capiamoci, aiutiamoci.

Sembra poi che voi lo facciate apposta, siete proprio dispettosi e sinceramente non è carino, in una relazione, essere così.

Crescete troppo in fretta quando dovreste crescere lentamente. Troppo lentamente quando siete troppo corti e io vi voglio lunghi. Cambiate colore quando volete voi, vi scolorite, poi siete di due colori, poi vi fate venire le doppie punte anche se io vi curo e metto il balsamo e tutto il resto. Se vi lavo con lo shampoo all’olio d’Argan pagato 50 euro fate schifo, se vi lavo con lo shampoo dell’albergo alla mela verde e probabilmente sapone per le mani, siete stupendi.

E poi giunti a una certa età diventate bianchi. Bianchi. Ovunque. Sempre di più. Chi ve l’ha chiesto di diventare bianchi? Non io, come al solito avete deciso voi. E così ora ogni cinque settimane devo passare tre ore della mia vita a tingervi. E a sentirmi dire “eh però, ne abbiamo tanti di capelli bianchi!” Grazie.

Ecco, capelli. Questo è quanto: non andiamo d’accordo e forse non lo faremo mai. Non so quale sia la soluzione. Probabilmente non c’è, ma come in ogni relazione che si rispetti, dobbiamo provarci.

Forse quando sarò ricchissima riuscirò ad avere una parrucchiera personale che verrà a casa tutte le mattine e vi farà perfetti e saremo tutti contenti.

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Nel frattempo continuerò a piastrarvi e voi continuerete a incresparvi, e io continuerò a maledirvi e a promettere di rasarvi a zero perché non vi voglio più vedere, ma voi lo sapete che non lo farò mai.

Alla fine ci vogliamo bene. Più o meno. A seconda dei giorni. A seconda della piastra. A seconda della percentuale d’umidità. A seconda del phon. A seconda del come cavolo vi piglia. Si insomma a seconda di molte variabili.

Con affetto e olio d’Argan,

quella che vi vorrebbe perfetti

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