Raptus & Rose

Intervista a Silvia Bisconti

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Ci sono persone che ti catturano, hanno qualcosa di magnetico. Come Silvia Bisconti. Un giorno su Instagram un’immagine ha subito attirato la mia attenzione per il gusto estetico fuori del comune. Visitato il profilo, ho capito di essere entrata in un mondo parallelo di moda, interior design, table styling e viaggi, perché gli ultimi tessuti Silvia li ha scovati nientemeno che a Kathmandu. Un mondo di emozioni, in cui “la bellezza ci salverà”, come già aveva intuito Dostoevskij. Un mondo in cui pazienti oncologiche sfilano come modelle, con i fiori in testa perché ogni donna è una dea. Il mondo sublime e poliedrico di Silvia Bisconti, anima creativa di Raptus & Rose. Un marchio di “moda liberata”, lontano dagli stereotipi e dalla mera esteriorità, emblema di una filosofia di vita che ha il suo fulcro in un atelier a Belluno, dove sono realizzati raffinati capi di alta qualità made in Italy. Non secondo la logica convenzionale delle due collezioni autunno/inverno e primavera/estate. Invece, tante Limited Edition di pijama pant, cappottini, maglie e abiti fluidi, che coniugano linee essenziali, accenni etnici, rifiniture sartoriali e una costante ricerca dei materiali, come ricami preziosi e tessuti stampati a mano.

“Voglio incontrare Silvia e conoscerla di persona” mi sono detta. L’occasione si è verificata a settembre, quando l’ho intervistata durante l’evento di presentazione dei capi Raptus & Rose presso lo Spazio Rossana Orlandi a Milano. Le mie aspettative non sono state disattese. L’energia che emana da Silvia e dalle sue creazioni non ha nulla a che fare col marketing: è vera. La senti, la percepisci nel suo sorriso, la capti nelle sue parole.

The Extreme Sartoriality Pop-up Shop – Raptus & Rose – Spazio Rossana Orlandi

Silvia Bisconti

Com’è nato il nome Raptus & Rose?

<<Una ventina di anni fa disegnai una linea di creazioni su misura e camicie dipinte a mano, che riscossero molto successo anche all’estero, ad esempio da Barneys New York. Il nome del marchio era “Cactus & Rose”. In seguito, però, ho preferito dedicarmi ad altre esperienze (Silvia ha collaborato a lungo con Romeo Gigli e per anni si è occupata della direzione creativa di Maliparmi). Così, quando ho capito che era il momento giusto per realizzare un progetto particolare e tutto mio, ho ripreso quel nome e sostituito “cactus” con “raptus”. Perché l’atto creativo è un’intuizione velocissima. >>

Com’è la donna Raptus & Rose? E qual è la tua concezione di eleganza femminile?

<<Non ho una donna ideale. Vorrei vestire tutte le donne, di qualsiasi età, corporatura, attitudine. In fondo, è anche questo che prima mi mancava, perché nel fashion system si tende ad un’immagine ideale, quella delle modelle. Adesso, invece, la diversità dei corpi è un fattore aggiuntivo che va a stimolare ulteriormente la mia creatività.>>

L’etereo Poetical Sweater – Raptus & Rose

<<L’atelier Raptus & Rose è a Belluno. In Italia, però, i centri nevralgici per la moda di solito sono altre città: Milano, Roma, Firenze….

<<Einstein disse che dalle difficoltà nascono le opportunità. Per il mio atelier ho ristrutturato una tipografia abbandonata. Sorge lungo un fiume ed è un luogo di pace assoluta. Ideale per concentrarsi e creare. Del resto, anche la distribuzione di Raptus & rose è sui generis: volutamente non ci sono negozi monomarca. Seguo una filosofia nomade, che si articola in Divini Eventi itineranti fra le principali città italiane. Con location diverse e proprio per questo non omologati, unici.>>

<<Dietro al tuo interesse per la moda, c’è una tradizione di famiglia o una vocazione personale?>>

<<Una vocazione, senza dubbio. Sono nata con questa passione. All’inizio erano i vestiti delle mie bambole, in seguito ho intrapreso un preciso percorso artistico.”

<<Come avviene il tuo “raptus” creativo? Hai una visione, l’intuizione di un modello che poi ti spinge a trovare la stoffa più adatta per realizzarlo? Oppure, al contrario, parti dalla ricerca dei materiali?>>

<<Parto dai tessuti. I miei modelli hanno forme semplici, lineari, a volte ispirate alla tradizione orientale, valorizzata però dalla couture di stampo europeo. Anche in questo caso, però, non seguo i percorsi battuti. Non mi rifornisco alle fiere di settore e non compro da aziende. Vado in giro a scovare i miei tesori. In Marocco, in India, in Nepal, ad Amsterdam, a Londra… Non produzioni in serie, ma metraggi molto ridotti, che rendono i miei capi pezzi unici o edizioni limitate.>>

<<La tua creatività è molto versatile. Non ti occupi solo di moda, ma anche d’interior design. Mi riferisco in particolare al MET Restaurant dell’Hotel Metropole di Venezia. Quindi, esiste la possibilità che in futuro Raptus & Rose si estenda anche al lifestyle?

<<Non è da escludere, anzi, mi piacerebbe.>>

Il suggestivo MET Restaurant dell’Hotel Metropole a Venezia
The Rose Room – MET Restaurant

<<Se dovessi identificarti con un’emozione, quale sarebbe?>>

<<Il coraggio.>>

Ci sta. Silvia ha avuto il coraggio d’inseguire i suoi sogni e dare una svolta alla sua carriera quando era all’apice della stessa, per intraprendere ex-novo un percorso originale e fuori dagli schemi. Più complesso, ma senza dubbio one-of-a-kind. Del resto, la fioritura di una rosa è un evento a sé stante, irripetibile e senza eguali.

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