La fotografia di Sally Mann

tra Gagosian Beverly Hills e il Getty Museum

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Nominata da Time “America’s Best Photographer” nel 2001, pluripremiata per le sue fotografie e autrice di un’autobiografia di successo, Sally Mann è stata persino il soggetto di due apprezzati documentari che hanno ricevuto una nomination all’Oscar (Blood Tiesdi Steven Cantor e Peter Spirer, 1994) e agli Emmy (What Remains di Steven Cantor, 2005). Se non è facile mettere in ordine quattro decenni di carriera di una delle fotografe più apprezzate a livello internazionale, da dove si comincia a fare il punto su un lavoro che copre quarant’anni della storia della fotografia americana?

In questi giorni lo sforzo congiunto di Gagosian Gallery e del J. Paul Getty Museum sta offrendo al grande pubblico una panoramica del lavoro di una delle artiste più importanti della sua generazione. I due spazi espositivi hanno organizzato due mostre in parallelo: vedere entrambe, in contesti così differenti, aiuta ad apprezzare meglio il lavoro di Sally Mann.

SALLY MANN
A Selection, Installation Views, 2018
Artwork © Sally Mann
Photo: Jeff McLane
Courtesy Gagosian

Quando visitiamo Gagosian a Beverly Hills è tardo pomeriggio e le stanze sono pressoché vuote. In contrasto con il bianco quasi accecante degli spazi della galleria, i lavori di Mann emanano una presenza ancora più intensa: sono opere contemporanee ma sembrano reliquie del secolo scorso, da vedere in silenzio assoluto. In questo contesto i suoi scatti traggono ancor maggior beneficio dall’assenza di rumore e dallo spazio sgombro: un forte contrasto rispetto al flusso di visitatori che caratterizza il Getty Museum e una differenza sostanziale che aiuta a capire perché “haunting” è uno degli aggettivi che ricorrono più spesso nel descrivere il lavoro di Mann.

SALLY MANN
Battlefields, Antietam (Trenches), 2001
Gelatin silver print – varnished
40 x 50 in
101.6 x 127 cm
Edition of 5
© Sally Mann
Courtesy Gagosian

A Selection, in mostra in galleria fino al 15 dicembre, riunisce alcuni lavori tratti da tre serie: Deep South, Battlefields e Proud Flesh. Anche se su piccola scala, i suoi temi ricorrenti sono tutti rappresentati: memoria, desiderio, morte, i legami familiari e la distrofia muscolare che affligge il marito, la connessione con la natura e l’onnipresente paesaggio del Profondo Sud degli Stati Uniti, in particolare Lexington (Virginia) dove è nata, vive e lavora.

SALLY MANN
The Nature of Loneliness, 2008
Gelatin silver print
15 x 13 1/2 in
38.1 x 34.3 cm
Edition of 5
© Sally Mann
Courtesy Gagosian

Con Sally Mann: A Thousand Crossingil Getty Museum fino al 16 febbraio offre invece l’occasione di vedere 110 scatti organizzati in cinque sezioni che caratterizzano l’attività della fotografa: Family, The Land, Last Measure,Abide with Mee What Remains. Il Getty è l’unico spazio espositivo della West Coast ad ospitare la mostra supportata da Gagosian e organizzata dalla National Gallery of Art di Washington e dal Peabody Essex Museum di Salem, Massachusetts.

Uno dei pregi dell’esibizione è il fatto che ripercorre gli inizi da autodidatta fino alla fase di assestamento tecnico e piena comprensione creativa (Mann è nota per utilizzare vecchie fotocamere, grandi formati e lastre di collodio umido, un procedimento tipico della fotografia dell’Ottocento che è ormai diventato il tratto più riconoscibile del suo lavoro, assieme alla stampa su gelatina d’argento). E sono proprio le imperfezioni che rendono il risultato finale più interessante, come ricorda lei stessa nei video che accompagnano la mostra, quando ammette che agli inizi usava un’attrezzatura tutt’altro che adatta, non sapeva esattamente cosa faceva e si aspettava che fossero i misteriosi processi tecnici e chimici a rendere più belli i suoi scatti o a salvare una brutta composizione.

SALLY MANN
Deep South, Untitled (Fallen Tree), 1998
Gelatin silver print – tea toned
40 x 50 in
101.6 x 127 cm
Edition of 10
© Sally Mann
Courtesy Gagosian

La memoria della schiavitù in Virginia e la contraddizione di essere membro di una parte privilegiata della popolazione locale; i paesaggi teatro dei sanguinosi scontri della Guerra Civile e il ricordo della tata di colore che l’ha cresciuta: in tutti questi temi, catturati dalle sue foto, natura e ritratti sembrano uguali ma sempre diversi, marcati dal passare del tempo che incide la vegetazione, le colline e la carne dei soggetti.

Ed è forse questa una delle ragioni della forza poetica di Mann: rendere familiare ciò che non conosciamo attraverso un approccio alla fotografia dalla qualità pittorica ed emotiva che evoca un’altra epoca, imprimendosi su corpi e supporti che si deteriorano insieme. Un lavoro che è ancora assolutamente attuale ed originale, imbevuto com’è della storia del suo natio Sud.

Per tutti i dettagli sulle esibizioni in corso: http://www.getty.edu/museum/, https://gagosian.come https://www.sallymann.com

Dal nostro corrispondente: Nicolò Gallio

 

 

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