Gli italiani mangiano meglio e amano sperimentare

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Secondo il rapporto “Bloomberg Global Health Index”, l’Italia è al primo posto dei Paesi più sani del mondo. Il merito va tutto alla dieta mediterranea, un regime alimentare che, se seguito correttamente, permette di nutrirsi in maniera sana e bilanciata. Oltre a mangiare bene, agli italiani piace anche mantenersi in forma, fattore che rientra nella lista di quelli fondamentali per l’indice di Bloomberg. 

Vediamo quindi nel dettaglio quali sono le abitudini culinarie degli italiani, analizzando i dati di settore.

Più cibi sani e meno sprechi

La dieta mediterranea conquista ancora una volta il titolo di miglior dieta a livello mondiale, in quanto più equilibrata e completa di tutti gli altri regimi alimentari previsti nei Paesi di ogni parte del mondo. Il nostro Paese è riuscito infatti a superare anche quelli dell’Europa settentrionale considerati tra i più sani, come Islanda e Svezia, oltre al Giappone e a Singapore.

L’Italia si dimostra anche virtuosa in questo senso, per via delle abitudini corrette a tavola: il consumo di cibo è infatti quantitativamente inferiore, grazie alla limitazione degli sprechi e degli eccessi inutili a tavola; appare importante anche l’attenzione dimostrata verso la qualità degli alimenti. Si tratta di una tendenza positiva che risulta essere incoraggiata anche dalle varie catene di discount presenti sul territorio: se in passato ci si concentrava esclusivamente sui prezzi al ribasso, infatti, oggi le offerte come quelle del volantino ALDI ad esempio spingono il consumatore a intraprendere un’alimentazione sana ed equilibrata, mettendo al primo posto proprio la qualità dei cibi.

Tradizionalisti e sperimentatori

Una recente ricerca ha messo in evidenza anche le varie “correnti di pensiero” presenti in Italia. La fetta più grande della popolazione (38%) si dichiara tradizionalista, legata quindi ai prodotti tipici locali e alle ricette di una volta; vi è però anche un’altra grande tendenza, che è quella degli innovatori (31%), curiosi di sperimentare nuove cucine e nuovi piatti. 

Vi è poi un 22% che non si riconosce in nessuna corrente particolare, mostrandosi piuttosto flessibile, e un 9% che mira esclusivamente al risparmio, puntando quindi al cibo low cost e facendo poca attenzione alla qualità degli alimenti che porta in tavola. Riguardo a quest’ultima fetta di popolazione, però, bisogna fare una precisazione: si tratta infatti di una percentuale composta principalmente da giovani che affermano di agire in questo modo a causa delle scarse possibilità economiche; se potessero permetterselo, infatti, rientrerebbero nella fascia degli innovatori.

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