Ai Weiwei difende lo spirito umano universale

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Per tutti quelli che “gli artisti di oggi vivono nel loro mondo di nuvole e unicorni”, la risposta arriva da Ai Weiwei: l’artista cinese, con un modernissimo annuncio sul suo personale profilo Instagram, ha deciso di chiudere la sua mostra “Ruptures” in Danimarca in seguito alle ultime decisioni della capitale. Tema, ancora una volta, l’immigrazione.

 

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Sappiamo tutti cos’è successo? In base al provvedimento approvato il 25 gennaio dal Parlamento danese, la polizia potrà confiscare ai rifugiati beni dal valore superiore alle 10mila corone, pari a 1340 euro, così da coprire le spese di vitto e alloggio. Con le nuove misure è previsto anche l’allungamento dei tempi del ricongiungimento familiare. Ai Weiwei, presente personalmente a Lesbo, in Grecia, per svolgere ricerche sulla crisi dei rifugiati e in prima linea nella battaglia per i loro diritti, non ci sta e in segno di protesta chiude la sua mostra in corso presso la Fondazione Faurschou nella capitale danese. Il pieno sostegno arriva anche dallo stesso proprietario della galleria Jens Faurschou che esprime senza mezzi termini la profonda delusione per la decisione del Governo.

 

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“È molto semplice, molto simbolico – si ‘giustifica’ l’artista in un’intervista al Guardian – non posso coesistere, non riesco a stare di fronte a queste persone, e vedere queste politiche. Si tratta di un atto personale, molto semplice; un artista cerca non solo di guardare gli eventi, ma di agire, e ho preso questa decisione spontaneamente”. È toccato dunque ad Ai Weiwei, artista asiatico perseguitato in patria, difendere, con fierezza, lo spirito umano universale, ma soprattutto, quella che ci ostiniamo a chiamare ‘Cultura Occidentale’.

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