Il senso dell’arte dopo Trump

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Parlare di politica non è affar del tutto che ci compete. E infatti noi parliamo di design e storie di designer, di un sacco di belle idee e, sì, qualche volta e anche oggi, anche di idee artistiche.

 

Di tutte le cose che porterà la post elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America, la più interessante è la scia di reazioni e proteste che sta generando un po’ dappertutto. Sembra che gli artisti abbiamo tratto della linfa vitale da questa elezione o semplicemente usino i loro strumenti per esprimere le loro opinioni, e che ultimamente si concentrino in un unico grande argomento.

 

Oggi ve ne voglio raccontare qualcuna di queste idee artistiche perché alcune sono divertenti altre, semplicemente, sono davvero ottime idee.

 

Avete presente quando Trump si è fatto scappare l’idea di voler costruire una barriera fra Messico e USA per limitar il problema dell’immigrazione? Il progetto è servito, anche più di uno.
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La società messicana Estudio 3.14 ha proposto non uno, ben due progetti ispirati dalla richiesta del Presidente: il primo, molto grande e soprattutto molto rosa, vuole essere usata dallo studio di architettura come un’opportunità per celebrare il patrimonio del Messico. Un muro lungo 1.954 miglia, dipinto di rosa in onore dell’architetto messicano Luis Barragán, che era noto per l’uso del colore.
Il secondo, “Prison-Wall”, in collaborazione con il Mamertino Corporation degli Stati Uniti, presenta un muro che attraversa fiumi, colline e Tijuana, contiene una prigione, un centro commerciale e un punto panoramico, per “consentire al pubblico di immaginare la proposta politica in tutta la sua splendida perversione“.
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La più interessante, meno ironica e più affascinante, è invece l’opera messa in piedi dallo studio ARI di Rotterdam che ha realizzato un’installazione a Winnipeg, in Canada, dal titolo ‘Open Border’.

 

Il progetto consiste in un lungo “muro” rosso, composto da una doppia parete formata da strisce isolanti, che attraversa il fiume Assiniboine, pista di pattinaggio sul ghiaccio nei mesi invernali, si estende per quasi 4 metri di altezza e con il suo colore rosso, crea un forte contrasto visivo con il paesaggio innevato circostante. I pattinatori e i pedoni possono attraversare la frontiera per tutta la sua lunghezza andando a sfondare concettualmente la frontiera di intolleranza attuale a cui fa riferimento.

 

Non v’è dubbio, la risposta più poetica, e che ci è piaciuta di più, al pesante clima politico attuale.
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Ci mette lo zampito anche il Moma di New York che risponde al bando anti musulmani firmato sabato scorso dal presidente americano Donald Trump.

 

Siete curiosi del come? Il più importante museo d’arte moderna d’America ha deciso di esporre nel cuore della sua collezione i lavori di artisti provenienti dai sette paesi colpiti dal bando: Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Sudan, Siria e Libia. Al fianco di ogni opera, si legge: “Questo lavoro è stato realizzato da un artista di una nazione ai cui cittadini è stato negato accesso negli Stati Uniti. La sua esposizione vuole affermare gli ideali di accoglienza e libertà, alla base della cultura di questo museo e degli Stati Uniti”.

 

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