Memo: FESTIVAL BEAT

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Festival Beat: suoni antichi che non invecchiano mai.

Quest’anno il Festival Beat, uno dei più importanti eventi europei di musica e costume dedicati alla musica beat, all’immaginario e ai suoni rock’n’roll, compie 24 anni.

 

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Le date: 29/30 giugno – 1/2/3 luglio

Non ci faremo mai l’abitudine, al miracolo che ogni anno si rinnova tra la fine di giugno e i primi di luglio nella ridente Salsomaggiore. Eccoci infatti servite su un piatto d’argento autentiche leggende del garage-punk come Nomads, Sick Rose e Strollers, pezzi da novanta come Kid Congo Powers (farò finta di non aver sentito quel “chi?”: il chitarrista di Cramps, Gun Club e Bad Seeds!) e superbi astri in ascesa come gli Allah-Las, dritti dritti da Los Angeles al Festival Beat per la loro unica data italiana.
Solo per citarne alcuni, i più conosciuti ma non necessariamente i migliori. Si perchè al Festival Beat, come sempre, ce n’è per tutti i gusti.
Dalla musica al costume, dall’arte alla cultura. La manifestazione spazierà a 360 gradi: oltre ai concerti, sia in città che nell’area live di Ponte Ghiara, nei cinque giorni si susseguiranno presentazioni di libri a tema, mostre, infuocate feste in piscina, gare “sportive” (su tutte l’esilarante corsa con i beatle boots), serate in club salsesi e aperitivi con dj set per ballare a ritmo di vinile.
Non mancherà neppure il vintage expo: la variopinta esposizione, nel cuore dell’area live di Ponte Ghiara, che, sin dalle prime edizioni, propone una selezione di oggetti di modernariato che spazia dai vinili agli abiti sino al mobilio.
Insomma, un evento imperdibile per immergersi in un mondo e in una cultura antica ma che non sembra invecchiare!

LINE UP
ALLAH-LAS (USA)

Non poteva che arrivare da Los Angeles, una band così. Gli Allah-Las sono senza ombra di dubbio una delle migliori formazioni sixties-oriented di questi anni. Tutti parlano di loro negli States, e la loro fama sta conquistando anche l’Europa in virtù di un suono che rinverdisce i fasti di Love e Byrds. I due album finora pubblicati sono due perle di folk-rock cristallino con spruzzate di garage e il talento indiscusso di chi parte da Arthur Lee e Gene Clark per proporre qualcosa di straordinariamente attuale. La Los Angeles del 1967 a Salsomaggiore nel 2016: non mancate all’appuntamento con gli Allah-Las, potreste pentirvene amaramente.

Read More: http://allah-las.com


THE NOMADS (Svezia)

Un mito del garage-punk, né più né meno. Era il 1983 quando la band svedese pubblicava Where The Wolf Bane Blooms, una pietra miliare del garage dei mid-eighties. La scena scandinava, insieme a quella italiana, era l’unica all’epoca a rivaleggiare con quella americana, e i Nomads ne erano la punta di diamante. A tanti anni di distanza, la band di Stoccolma è ancora in pista, convinta, oggi come allora, che non ci sia niente di meglio che una buona dose di fuzz per infiammare un concerto. Ne avremo la riprova sul palco del Festival Beat, quando a chiudere la serata del sabato saranno proprio loro, i leggendari Nomads.

Read More: www.thenomads.se


KID CONGO POWERS & THE PINK MONKEY BIRDS (USA)

È stato il chitarrista (tenetevi forte) dei Cramps, dei Gun Club e dei Bad Seeds di Nick Cave. È un monumento vivente al rock’n’roll più torbido e sanguigno: signore e signori, mister Kid Congo Powers, accompagnato dai suoi Pink Monkey Birds. Un monumento, si, ma capace di incidere sul presente con album importanti come l’ultimo La Arana Es La Vida (su In The Red). Punk, garage, rock’n’roll riverberato e l’enorme talento di un musicista dal curriculum più unico che raro. Imperdibile.

Read More: http://kidcongopowers.blogspot.it


THE STROLLERS (Svezia)

Se i Nomads sono i pionieri del garage-revival anni ottanta, gli Strollers sono i loro degni eredi. Negli anni novanta, quando il genere pareva in declino irreversibile, gli Strollers l’hanno resuscitato con dischi all’insegna del Farfisa-sound più aggressivo. 100% sixties, perfetti per chi dal Festival Beat pretende gruppi così, rigorosi nella loro opera di “ricostruzione”. E album splendidi come Captain Of My Ship dicono che la loro missione è compiuta. Dalla Svezia, garage a 24 carati.

Read More: https://www.facebook.com/thestrollersmusic


THE SICK ROSE (Italia)

Sul piano della popolarità e della qualità, con chi se la giocavano in Europa a metà anni ottanta, i Nomads? Risposta facile: con i nostri Sick Rose. Dalla loro Torino arrivavano bombe di puro garage-punk texano alla Zakary Thaks/Kenny & The Casuals. Roba incendiaria per intenditori, il meglio del neo-sixties stava in dischi come il loro album d’esordio Faces, che oggi compie 30 anni e che Luca Re e compagni ripropongono al Festival Beat in una serata all’insegna del garage e delle voci cartavetrate. Una celebrazione dovuta, uno show che si preannuncia come indimenticabile.

Read More: www.thesickrose.com


ed in oltre:LOS RETROVISORES (Spagna)

Figli legittimi dei Sonics e delle sixties-bands più danzerecce, i Los Retrovisores sono la band perfetta per il party perfetto. Hanno carica, suonano e ballano col sorriso stampato in faccia, al Farfisa e alle chitarre affiancano una dinamica sezione fiati. In Spagna sanno come divertirsi, e i Los Retrovisores sono al Festival Beat per dimostrarlo.


MFC CHICKEN (UK)

Il loro suono sta tra la fine degli anni cinquanta e la metà dei sixties, rigorosamente strumentale, con un sax torcibudella e una tastierina che ti trapana il cervello, l’attitudine è quella della party-band killer, capaci di trasformare una semplice festa in un girone dantesco. Con vecchie conoscenze del garage inglese come Prasley in formazione, gli MFC Chicken suonano oggi, nel 2016, quello che faceva ballare i teenagers ribelli del ’63, e lo fanno come Dio comanda: potevano forse mancare, nel cartellone del Festival Beat?

 

BRADIPOS IV (Italia)

A 18 anni dalla loro prima esibizione al Festival Beat (era il 1998!), i casertani Bradipos IV tornano sul luogo del delitto più carichi e motivati che mai. Il loro garage-surf non risente del tempo e suona ancora fresco come agli esordi. Sul palco della Piscina Leoni ci dimostrerà che i suoni di Ventures e Surfaris si fa beffe del calendario e continua a far ballare la gente. Un miracolo che si perpetua nel tempo: bentornati, Bradipos IV.

 

ELLI DE MON (Italia)

Questa ragazza non ha paura di nessuno: sale sul palco, siede dietro una grancassa, imbraccia la chitarra e spara il suo blues scarno e sofferto in faccia a un pubblico che alla fine ne resta sistematicamente conquistato. Tra le one-girl band, una delle migliori in circolazione. Giovane, ma con radici che affondano nel passato e nel delta del Mississippi, Elli De Mon sa rendere attuale un suono antico come il mondo. Mica poco.


ROLANDO BRUNO (Argentina)

Che personaggio, Rolando Bruno! Sembra uscito da un B-movie sudamericano degli anni sessanta, invece è un simpatico pazzoide dei nostri giorni che con la sua chitarra satura di tremolo e schizzi psych ci riporta al ’68 e ai colori forti di quegli anni, e mette insieme Link Wray, i Third Bardo di Five Years Ahead Of My Time e i Cramps più fumettistici. Da vedere e da ballare.

 

I RUDI (Italia)

Sono in tre e hanno pubblicato da poco un album semplice e fresco che mette insieme beat, mod e ska. Suonano senza chitarra: tastiera, basso e batteria. E cori che rimandano allo Spencer Davis Group, ai Jam e a quella piccola grande leggenda chiamata Prisoners. Della band di Graham Day i Rudi propongono la cover di Melanie, e questo ce li fa amare in partenza. Dopo averli visti dal vivo, li apprezzerete ancora di più.

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