Chi ha detto che il rock è morto?

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C’è un animo rock’n’roll in Democracy of Nevermind, o forse un animo punk, non saprei se più uno o più l’altro, dato che unisce gli stilemi di queste due sottoculture musicali giovanili sotto una luce nuova, in pieno spirito 2010, inverno, per la precisione. Tanta pelle, tante borchie, qualche teschio stilizzato e il ritorno, quasi shockante, dei jeans strappati e dei manicotti di lana. Un modo di vestire cheap, quasi da mercatino delle pulci visto le slavature dei jeans e i bomber da college, bilanciati da una boccata di glamour grazie a cappucci di lana grossa lunghi fino alla vita, gilet iperdecorati di rouge, felpe trapuntate per l’uomo e pelliciotti smanicati di mongolia. In tutto questo rieccheggia un po’ il glam rock di David Bowie, certo lo shooting della collezione ambientata in bagni e ringhiere fa molto nichilismo punk. Mi trovo ancora combattuta nell’etichettare l’ispirazione di questo brand. Il suo team di creativi è basato a Seoul, dove dal 2008 mescolano moda, musica e cultura.


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