BORO

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Boro: brand partenopeo nato dall’unione di due menti, una dedita alla creatività, l’altra manageriale.
Fulvio rappresenta la mente l’imprenditoriale, Antonio si occupa della grafica e delle illustrazioni.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Antonio che ci ha concesso un intervista…

Come e quando è nata l’idea di realizzare un brand ?
L’idea era nell’aria da parecchio, ma si è concretizzata nel 2008.

Il nome Boro ha un significato particolare?
Si, e racchiude in se il mood con cui è nato e ancora si evolve il brand: un rapporto viscerale tra le forme espressive contemporanee, in particolare tra la musica e la grafica, la moda e la cultura. “Boro” infatti sono semplicemente le prima quattro lettere di Borotalco, il nome con cui ho iniziato il mio percorso di dj e che ancora oggi uso, e che a sua volta è un tributo ai Soul Boys britannici. Furono la prima forma di subcultura moderna a legare in maniera indissolubile ciò che ballavano, ascoltavano e vestivano, ed usavano proprio la polvere cosmetica per agevolare i loro movimenti fluidi sul dancefloor.


Le ispirazioni e gli spunti da dove ,o da cosa nascono?

Ti suonerà strano…ma ricostruire il percorso di un’ispirazione..è davvero un labirinto.
Potrei parlarti di post punk inglese, o di grafica nordeuropea, come di film francesi degli anni ’60 o anche di musicassette di Battiato ascoltate da piccolo…che riemergono nella memoria…e finisce tutto nelle grafiche !
Ad esempio, mi sconvolge sempre accorgermi di come, in una semplice canzone, siano contenuti aneddoti, storie, vicende umane, emozioni…tutte schegge che finiscono con l’infilarsi sotto la pelle…e che, persino senza ascoltare la canzone, finisco in maniera praticamente inconscia a tradurre in un concept, una grafica e alla fine in una t-shirt.

Raccontaci la nuova collezione S/S 2011
La collezione spring summer 2011 si divide in 3 serie: basic, space series e dj’s series.
La basic è più legata alle mie origini: grafiche spontanee, colorate. Il primo approccio che ho avuto quando è iniziato il progetto, che in parte è rimasto invariato.
La dj’s series invece è una sorta di remix estetico: tradurre nel linguaggio BORO le suggestioni di alcuni esponenti dell’underground della club culture un mondo al quale sono legato in maniera viscerale.
La space series  gioca con immagini fotografiche, incentrate sui misteri, spirituali o inquietanti, dello spazio, anticipando in parte il nuovo concept e il  nuovo mood grafico che si sara’ alla base delle collezioni future.

Qual’è stata la più grande soddisfazione fino ad oggi?

Bhe…probabilmente finora siamo ancora troppo piccoli e underground per poter parlare di traguardi estremi raggiunti…però proprio il muoverci in un ambito così difficile ed essere noi così piccoli ci fa sentire come vere soddisfazioni anche dei traguardi decisamente poco appariscenti…ma fortemente voluti.
Penso all’essere sopravvissuti ad un momento di crisi economica, penso all’essere cresciuti e poter avere due uffici di rappresentanza che ci supportano e penso anche a tutte le pubblicazioni sul web, come anche questa, che senza falsa modestia ci danno orgoglio, soddisfazione ed ancora più energia per andare avanti.


Cosa pensi della moda emergente italiana, con chi ti piacerebbe poter collaborare?

Mmm…una domanda da…“Welcome to the jungle” ! La moda, emergente o meno, italiana o straniera, mi rendo conto che è un settore che ha subito una accelerazione esplosiva grazie alle nuove tecnologie di comunicazione, che da un lato aprono spazi impensabili in passato per un brand emergente, ma dall’altro rendono la competizione velocissima e spietata.
Riguardo le collaborazioni, posso dirti che come “creativo” che si muove in quest’epoca, credo siano una delle forme espressive più belle ed interessanti e quindi, più che farti qualche nome, ti dico che è un obbiettivo e che ci penso spesso !

La vostra definizione di streetwear?
Mmm…ti dico: punk, chic, trendy, noir, hardcore, emozionale, filosofia metropolitana, cool, tribù urbane, dancefloor, club culture, rock, convivenze, fusioni, ansie, sogni, facebook, ipod, colonne di marmo, templi antichi, grattacieli, guerre !

Sogno nel cassetto?/ Progetti per il futuro?
Ho unito le due domande perché…in fondo penso che i sogni nel cassetto siano ciò che poi, scontrandoti con la realtà…diventano i progetti per il futuro, che sudi per tentare poi di mettere di pratica.
Di sicuro tutti gli sforzi e il lavoro del brand convergono verso un unico obiettivo, che è quello di rimanere sul mercato, portando avanti un discorso etico ed estetico e dei messaggi che siano quanto più conosciuti, riconoscibili, e che consolidino la nostra essenza in un pubblico, più o meno vasto, ma che possa rispecchiarvisi.

Prima di chiudere, voglio ringraziare Ida e tutto lo staff perché, come vi dicevo prima, avere spazi per esprimerci è davvero vitale per il nostro brand ed è anche uno scambio di stima che ci da forza, rabbia e creatività!

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