Pensando all’inverno che si sta avvicinando, mi vengono in mente i momenti della mia vita in cui mi sono sentito dire: l’inverno non mi piace. Affermazione alla quale io ho sempre risposto: a me non piace l’estate. Se una posizione bisogna prenderla, io preferisco prenderla.
Leggendo “Il Giorno In Cui Non Ci Incontrammo” (Elliot edizioni) di Niklas Asker penso a entrambe le cose: all’inverno e al prendere posizione. In realtà la prima è un’associazione che deriva dal fatto che l’autore è di Malmo, città svedese sul ponte che collega quel regno gelido con un altro: la Danimarca. L’inverno finisce qui, e inizia la seconda suggestione.
Come spesso capita in italiano i titoli vengono alterati, quindi vi avviso: dimenticate la traduzione italiana e prendete come spunto quella inglese – fedele a quella svedese – che è “Second Thoughts”.
Ripensamenti quindi, un’azione che contrasta rispetto all’idea di scegliere da che parte stare, ma che in realtà nella struttura narrativa di questa graphic novel, sono elementi essenziali, opposti ma complementari.
I personaggi agiscono su diversi piani narrativi, mutando la loro posizione dalla vita reale a quella della finzione, livelli che si intrecciano creando una storia suggestiva che obbliga il lettore a una seconda lettura per collegare volti, tratti, nomi e avvenimenti.
Un libro che non permette di schierarsi, costruendo una base instabile che viene messa in dubbio e scavalcata giocando un semplice ma efficace slitamento.
Due storie d’amore, o forse quattro, legate a un unico singolo momento.
Il disegno di Niklas Asker è realista, debitore del fumetto americano eppure molto intimo nello spirito, in una maniera, come dire, nordica.