Il Pranzo è servito…

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Dead Meat letteralmente “carne morta”, “defunto”. Questo il nome di un brand realizzato da due ragazzi modenesi la cui idea ha i suoi esordi nel 2005 che viene ufficialmente presentato al Pitti il giugno scorso, proponendo t-shirt giocate tutte su grafiche rivoltanti, choccanti che fanno pure dell’ ironia sui temi politici e sociali internazionali (come la maglietta con impressa l’ immagine di Micheal Jackson col naso da pagliaccio e la t-shirt che cita “PLUTO ♥ KIDS and Metallica song”, o a quella sul cui fronte abbiamo un Berlusconi vestito da cappellaio matto circondato da carte da gioco e sul retro un Prodi con le orecchie d’ asino). Il logo del marchio è un uccellino col petto a forma di cuore trafitto da una freccia e, assai coscientemente, ogni singolo capo presenta sul cartellino la motivazione e la spiegazione dei temi trattati, dell’ immagine che compare, quasi sempre, si diceva, riluttante o angosciosa. Il marchio sviluppa molto il tema degli insetti in quanto piccoli e schifanti esserini perfetti nella loro struttura e capaci di sopravvivere a molti disagi (pensiamo allo scarafaggio in grado di vivere per giorni con la testa mozzata, diversamente da noi umani che alla mancanza di un qualche apparato rischiamo la morte) e non si fa il minimo scrupolo a mostrarci viscere e budella, o ancora immagini macabre come un ragazzo in skateboard che fa l’ half-pipe su una croce ricurva. I modelli dei capi? Persone prese dalla strada, preferibilmente di nazionalità verso cui si tende, ancora, ad essere razzisti. Sembra che a questi due giovani piaccia giocare con simboli mistici e archetipi dell’ inconscio umano per scatenare, all’ interno del mercato più superficiale del mondo, quello della moda, riflessioni e qualche senso di colpa.


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