Michele Chiocciolini | VFNO FIRENZE

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Michele Chiocciolini è un giovane fashion designer fiorentino che dopo qualche anno di attività nel mondo della moda ha deciso di aprire il suo personale atelier in via del Fico 3 a Firenze, a due passi dalla chiesa di Santa Croce. Preso dai preparativi per la serata nella quale presenterà alla sua città il suo atelier non si ferma un attimo se non per stringermi la mano, farmi accomodare su una poltrona, offrirmi un bicchiere di vino e salutare Miriam di Cosebelle Magazine che ha coordinato in modo meraviglioso la mia presenza all’evento. Mentre ci scambiamo i convenevoli disegna con la sua matita blu e rossa i cartellini personalizzati che poi andrà ad inserire nelle pochette in vendita la sera. Alza ogni tanto gli occhi dal tavolo per vedere se tutti i suoi collaboratori proseguono con i lavori e un attimo dopo si rituffa nel disegno. La matita bicolore, mi dice, è un retaggio dei suoi studi di architettura e la porta sempre con se. Mentre va a dare alcune disposizioni sul collocamento di due meravigliose sedie da barbiere anni ’50 all’interno del salone do un’occhiata in giro. Teste di grandi animali appese alle pareti, poltrone di pelle, pesci rossi in un grande lavandino in marmo, mensole in legno con vecchie scatole di metallo, grappoli di grandi lampade e lungo tutte le pareti tubi che fungono da attaccapanni per le sue creazioni.

Vedendo gli abiti, gli accessori e l’atelier stesso creati da Michele ho subito l’impressione che il suo intento non sia solo quello di creare qualcosa di bello in se e per se, ma sia quello di far scaturire una reazione più profonda, solleticando nella memoria di chi osserva immagini e atmosfere preesistenti. Come se volesse accompagnare il pubblico attraverso un viaggio lungo, che passa dalle città della sua vita, dai suoi luoghi, per farli diventare un po’ i nostri. Come Marco Polo che nelle Città Invisibili di Italo Calvino raccontava al Kublai Khan le città che aveva conosciuto nei suoi viaggi e provava a trasmettere al re del mondo l’atmosfera e le più piccole sensazioni che gli avevano lasciato. E’ proprio da qui che decido di cominciare la mia chiacchierata con Michele: dalle sue città.

In che modo le città della tua vita ispirano il tuo lavoro di fashion designer?

Ogni città ha per me un significato profondo e crea nella mia testa rimandi e note che poi rielaboro per le mie creazioni. Sono sempre stato molto attratto da New York e dopo la prima volta che l’ho vista ci sono tornato spessissimo. New York è a tutti gli effetti la nuova Roma, una città vastissima della quale amo l’atmosfera che si respira, il modo di vivere. E’ una città che mi comunica tanto e nella quale spero di ritornare per lavorare. Firenze invece è la mia città. E’ la città in cui ho studiato, in cui ho fatto l’università di architettura. Da Firenze purtroppo vanno tutti via sperando di poter lavorare a Londra, a Parigi o a New York. Io mi sono detto “prima o poi a Firenze devo tornare, quindi perché non cominciare da qui?”. Mi piace pensare di poter fare bene le cose qui ed imparare tutto ciò che posso, e poi si, magari un giorno partire per le grandi città del mondo portando il mio modo di lavorare e di concepire la moda.

 

Per quanto riguarda il tuo background artistico, chi sono gli stilisti che più influenzano il tuo lavoro?

Sicuramente Marras. Adoro i suoi forti richiami alla tradizione e in generale il modo in cui concepisce la moda. Poi ovviamente YSL rappresenta il massimo per me. Mi piacciono le sue collezioni e il concetto che sta alla base della creazioni dei suo accessori, delle sue stoffe. Ogni capo, ogni dettaglio porta con se un rimando ad un viaggio, ad una persona incontrata, ad un’atmosfera ben definita. Mi stanno molto a cuore i dettagli e gli oggetti anche piccoli che sanno di qualcosa. Amo andare alla fiere, ai mercatini, nei negozi dell’usato. Trovo molta ispirazione in questi luoghi e quando vedo qualcosa che mi piace davvero mi rimane in testa e magari dopo un anno lo riuso, rielaborato e modificato, in un capo. Tutto il mio lavoro si basa sulla passione per il bello, cardine inscindibile di chi si occupa di arte. E il bello parte sempre dai dettagli, dalle cose piccole.


Questa sera presenti due pochette e una capsule collection, come mai questa decisione?

Per la VFNO ho pensato di realizzare innanzitutto due pochette in pelle. Interamente made in Tuscany. Queste borse rimandano a disegni tipici dell’architettura: con la tendenza verso line rette e geometriche. Ho sempre voluto disegnare delle borse in forma di pochette e così ho colto l’occasione della VFNO. Queste borse hanno la dimensione di una busta, sono senza manico e hanno disegni spiritosi. Possono essere borse da sera ma anche da altre occasioni. Il richiamo fondamentale di queste borse è un incrocio tra la classica pelletteria fiorentina e la pop art dell’America degli anni ’50-’60. Il ricavato della vendita di queste borse sarà interamente utilizzato per aiutare i terremotati emiliani. Insieme alle borse, poi, presento anche alcuni abiti da donna e alcune camicie da uomo con delle stampe disegnate da me. Una piccola parte della collezione primavera estate 2012/2013.

Questo atelier apre ufficialmente i battenti stasera (il 18 Settembre scorso per chi legge, ndr), a cosa sarà destinato?

Ho cercato questo posto per quasi due anni poi una mattina sono finito qui, in via del Fico/3. Appena l’ho visto me ne sono innamorato e l’ho comprato. Era una vecchia scuderia da come abbiamo scoperto durante i lavori di ristrutturazione. Ora diventerà il mio studio, il mio luogo di lavoro ma non solo. Sarà una factory vera e propria nella quale ospiterò amici e artisti del mio campo e non solo. Sono aperto ad ogni tipo di collaborazione e contaminazione. Credo sia questa la forza di un lavoro come il mio: entrare in contatto con quante più realtà possibili per trovare la propria unicità.

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