Design _ Meno è meglio

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Il design é la progettazione di un oggetto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica; ma è davvero solamente questo o c’è qualcosa di più? Grazie ad un’approfondimento sulle figure più caratterizzanti di questo settore proveremo a rispondere a questa domanda.

Cosa dovrebbe rappresentare il design? A questa domanda ci risponde colui che può essere considerato uno dei padri moderni del design industriale: Dieter Rams. Classe 1932, dal 1960 fino al 1995 realizzò per Braun, in qualità di direttore del dipartimento di design, prodotti che rivoluzionarono per sempre l’approccio dell’estetica seguendo 10 principi:

• Un buon design deve essere innovativo.
• Un buon design deve rendere il prodotto utile.
• Un buon design deve essere dotato di estetica.
• Un buon design deve aiutare a capire il prodotto.
• Un buon design non deve essere invasivo, mancare di riservatezza.
• Un buon design deve essere onesto.
• Un buon design deve essere durevole.
• Un buon design è la conseguenza dell’ultimo dettaglio.
• Un buon design si deve preoccupare dell’ambiente.
• Un buon design deve contenere il minor design possibile.

Onestà, durevolezza e utilità, principi che si scontrano con il consumismo moderno poiché se ogni cosa durasse in eterno non avremmo mai lo stimolo a sostituirlo con qualcosa di nuovo. I prodotti realizzati da Rams rappresentavano quindi un qualcosa di utopistico e, se guardiamo alcuni suoi progetti, a distanza di 50 anni, ancora oggi ne comprendiamo l’utilizzo e l’incredibile contemporaneità (non per altro li trovate esposti al MoMa). Prendete ad esempio il rasoio elettrico S60 Standard 2 di Braun e confrontatelo con uno moderno e vi ritroverete ad apprezzare la semplicità del primo nonché l’incredibile facilità di svolgere il proprio compito: radersi.

Il design rispondeva quindi ad un’idea di futuro senza tempo, capace di essere un prodotto completo.
Cos’è il design oggi? Per Giovanni Anceschi, designer classe 1936 nonché tra i fondatori dell’Arte cinetica e programmata (corrente sviluppatasi negli anni sessanta proponendo l’introduzione del movimento nell’opere artistiche), è vittima dei nostri tempi, forzata da una mentalità legata al marketing dove non per forza l’aspetto comunicativo di un prodotto è un male bensì quando quest’ultimo ne soffoca l’uso. Ma dov’è finito lo spirito dei 10 principi di Dieter Rams? Nell’epoca moderna, vediamo una chiara ispirazione a tali principi nel design dei prodotti Apple realizzati da Jonathan Ive, come dichiarato dallo stesso Dieter Rams nel film OBJECTIFIED, anche se la differenza tra l’omaggiare il designer tedesco e fare lo “styling del funzionalismo” (cit. Giovanni Anceschi) dei computer è davvero sottile. I prodotti di Rams ai tempi della Braun erano la rappresentanza della funzionalità ed analizzando la controparte di Ive percepiamo invece un senso di voler “raccontare” una certa funzionalità in virtù del design.

I computer per esempio oggi hanno più o meno tutti le medesime caratteristiche, gran parte dei componenti vengono realizzati anche dalle medesime aziende; il design invece è quella variabile unica capace di differenziarti. Avrete notato come in ogni prodotto della mela morsicata sia sempre ben presente il luogo di produzione (previsto per legge) ed il luogo di progettazione del design (non previsto), perché questo? Semplicemente perché è la comunicazione l’aspetto primario del prodotto, poi arriva la funzionalità. Possiamo affermare che il design oggi non è più solo la progettazione di un oggetto che si propone di sintetizzare funzionalità ed estetica bensì la capacità di rendere un determinato prodotto più desiderato rispetto ad un altro.

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