Quello che vi siete persi a LeWeb 2013 (secondo Zeno Tomiolo)

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Lo definisce il suo “corso d’igiene mentale”. E noi l’abbiamo cercato, Zeno Tomiolo, Digital strategist freelance, per farci raccontare l’edizione 2013 di LeWeb, a Parigi, ed il relativo livello di ispirazione.

“LeWeb è un pezzo di Silicon Valley in Europa. Raramente si riesce a trovare questa professionalità e qualità di ospiti fuori dai confini americani”, ci dice Zeno.
“Disponibili e affabili, ti chiedi persino se questi grandi ospiti siano sempre così, oppure ritrovino un certo tipo di umanità una volta messo piede oltreoceano. Magari inebriati dal vino francese”.
Così non è difficile, durante LeWeb, imbattersi in Guy Kawasaki, main guest dell’edizione 2013 (il decennale) e chiacchierare con lui mentre firma le copie del suo libro.

“Un ragazzo, giovane founder di start up, si è rivolto ad un investitore che gli ha risposto che lo avrebbe finanziato solo se si fosse trasferito in Silicon Valley. Il consiglio di  Guy Kawasaki è stato: lascia stare. Devi comportarti come faresti con la tua ragazza. Se ti dice di trasferirti, non è amore”.

Te l’aspetteresti mai da uno dei più grandi business advisor (ex Chief Evangelist di Apple ora in Motorola) una visione così romantica del business? Eppure sì, bisogna innamorarsi delle start up. In pieno clima post-natalizio potremmo aggiungere “ma non solo”.

“Sorpresa negativa è stata l’assoluta assenza di start up made in Italy. Negli anni scorsi avevamo conservato una discreta visibilità, probabilmente sull’onda lunga iniziata due anni fa con Beintoo, vincitore nel 2011, e proseguita con Alleantia, Intoino e wiMan lo scorso anno.
Quest’anno, se escludiamo il convitato di pietra dell’innovazione Massimo Banzi di Arduino e alcune sparute apparizioni in pochi panel (cito Elena Cortesi di Ford Europa), non c’è da registrare nessuna presenza significativa”.

Ma nel nostro Paese mancano le start up di successo o manca una certa capacità di proporsi?

“Bella domanda. Quest’anno sono pervenute circa 700 candidature alla start up competition, e mi sembra davvero strano che non ce ne siano state italiane tra le 20 selezionate. Anche perché in generale il livello è stato piuttosto basso. Per dire, delle tre finaliste il mio giudizio è positivo soltanto su due”.

Per la cronaca la start up competition è stata vinta da Intelclinic che ha preceduto Social Safe e Flinja.

IntelClinic è un app per migliorare la qualità del sonno liberando tempo per altre attività. SocialSafe è una piattaforma per fare il backup di tutti i dati e contenuti inseriti sui Social Media. Tema delicato e di tendenza, quello del diritto all’oblio e alla privacy, ne cavalca l’onda anche se rimane un progetto viziato dalla buona dose di autoreferenzialità che vivono le community.
La start up che più mi ha impressionato? Direi Meludia, piattaforma per l’apprendimento musicale con un’interfaccia di grande semplicità. Da studiare”.

“Tra i momenti più interessanti cito una view sulla Cina di Hugo Barra, uno dei responsabili di Xiaomi, azienda di smartphones innovativi.
La sua analisi ha riguardato i social network tra tendenze e strategie future. Un excursus che mi ha aperto gli occhi sul nostro mondo troppo occidente-centrico e di come nei prossimi dieci anni, tema tra l’altro della conferenza, riceveremo uno schiaffo tecnologico da Est e dalla Cina”.

Speech molto emozionale e imperniato sull’ottimismo è stato quello di Fabrice Grinda, uno degli interventi finali della conferenza. In tempi di crisi ha dato un segnale positivo ed illustrato i passaggi per essere, appunto, ottimisti sulle prospettive future in ottica di medio periodo”.

“Non sono mancati gli interventi dei politici, come ogni anno a LeWeb. Una ventata di freschezza è arrivata da Fleur Pellerin, ministro con delega all’economia digitale, che con proprietà di linguaggio e intelligenza ha mostrato la sua vision per far diventare la Francia il centro per i Big Data”.

“L’immancabile momento pop, nel senso di popolare, è stata l’esibizione di Marco Tempest, svizzero in grado di coniugare illusione e tecnologia”.

Per concludere, quale messaggio ci consegna l’edizione 2013 di LeWeb?

“Direi che in questa edizione si è respirata un po’ di crisi. Il programma era spalmato su tre giorni anziché due, e questo ha permesso di seguire meglio i talk. Ma in generale la conferenza è stata meno grandeur. Il tema della conferenza erano i prossimi dieci anni, ma forse le stesse dieci edizioni di LeWeb si sono fatte sentire. Spunti utili e buoni ma, come corso di igiene mentale, meno di ispirazione del solito”.

 

Il blog di Zeno: Breaking Zen 

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