Le 5 regole di BuzzFeed per creare storie virali

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Siamo a Londra per l’undicesima edizione della conferenza sul digital journalism news:rewired  presso la sede di MSN. In realtà non ci siamo fisicamente ma il presente storico è un ottimo modo per viaggiare.
Quantomeno nei giovedì di fine febbraio.
Tra i grandi ospiti inseriti nel panel dei lavori c’è Jack Shepherd, direttore editoriale di BuzzFeed.
Una sorta di divinità per chi ama rincorrere visitatori unici e tecniche di moltiplicazione virali.
Il suo speech ha un titolo significativo: come creare contenuto che le persone vogliono condividere (journalism.co.uk). In inglese vi assicuro che rende meglio.

Creare contenuto virale è la chiave del successo di BuzzFeed, come ricordato dallo stesso Shepherd in apertura del suo intervento. Il sito è cresciuto in soli sette anni da un migliaio di visitatori mensili (2006) a 130 milioni di visitatori unici (dicembre del 2013).

La svolta è avvenuta nel 2010, quando Facebook ha superato Google come migliore fonte di visite aprendo virtualmente la strada del social content.

Ecco le sue cinque regole per creare notizie e storie condivisibili sui social network.

1. Tutti amano le liste

Malgrado lo stesso Shepherd ammetta di non essere un amante del genere, è innegabile che il successo di BuzzFeed e di molti siti web si basi sulla facilità di lettura e condivisione delle liste digitali. “Sono facili da consultare, non creano confusione con le attese degli utenti. I lettori sanno a cosa vanno incontro. Internet è caotico ed è una soddisfazione avere qualcosa organizzato per te”.

E’ un processo naturale per immagazzinare informazioni, ma come dice Shepherd “quello che conta non è la lista in sé e per sé ma il contenuto che la compone”.

 

2. Fare appello alle emozioni

Shepherd fa riferimento ad uno studio del 2010 del New York Times che ha evidenziato le 4 categorie di contenuto più amato dalle persone: stimolante, emozionale, positivo e sorprendente.

“Il coinvolgimento emotivo è uno strumento sorprendente”, secondo Shepherd e ogni giornalista deve sforzarsi di condividere una storia che abbia un impatto viscerale con il proprio stato d’animo. “Se non senti in prima persona questo tipo di emozione, nessuno la sentirà”.

 

3. Aprirsi alla community

Non c’è un solo segreto per comprendere la reazione di una community perché ogni community è differente, rivela Shepherd. Tuttavia, c’è una cosa che tutti i contenuti virali hanno in comune: “la capacità di catturare l’emozione dell’utente e di generare discussioni e risposte in modo naturale”. L’obiettivo è conversare e non interrogare nessuno.

4. Il confronto (acceso) funziona

Secondo Shepherd il contenuto di successo è una storia in grado di dividere e creare un confronto accesso, una sorta di discussione animata tra chi sostiene i pro e chi ne difende i contro. Una situazione ben rappresentata da quattro posizioni: “la capisco / mi piace /non la capisco / non mi piace”.

Condividere uno dei quattro atteggiamenti significa schierarsi in un ipotetico confronto (virale).

 

5. Raccontare la storia giusta nel modo e formato giusto

“La differenza tra raccontare una storia che le persone vogliono ascoltare e una storia che le persone vogliono condividere è il più delle volte una questione di formato utilizzato”, racconta Shepherd.

Per chiarire questa frase, il Direttore di BuzzFeed racconta il successo della storia “What city should you actually live in?”. Al tema sono state dedicate migliaia di pagine web. La scelta di BuzzFeed è stata quella di raccontarla con un quiz.

“Se realizzi un quiz cambi completamente le regole del gioco”, dice Shepherd, aggiungendo che l’articolo ha ricevuto circa 20 milioni di visite, diventando il secondo articolo di BF più popolare della storia.

Altre volte invece il formato giusto è un articolo di oltre 10.000 parole, come nel caso del pezzo di Gregory D. Johnsen (oltre 250.000 visitatori unici).

E’ assolutamente un mito quello che nessuno legga articoli lungi e seri su internet, e lo stesso vale per l’utilizzo mobile”, conclude Jack Shepherd.

 

Io invece concludo le mie 658 parole quasi rassicurato, persino sorpreso dall’ultima dichiarazione del direttore editoriale di BuzzFeed.
Ma sarà vero?

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