Gli indicatori della sostenibilità

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Secondo i ricercatori, l’uomo non è in grado di prendere decisioni completamente razionali.
Ogni scelta ed ogni decisione, quindi, avrà tanto più successo quanto più la componente emotiva sarà supportata dalla conoscenza del problema da affrontare.
Conoscere gli indicatori della sostenibilità, allora, ci permette di scegliere consapevolmente quale comportamento avere per aiutare il pianeta e di conseguenza, la nostra sopravvivenza.

Comunemente con il termine indicatore si identifica uno strumento in grado di fornire informazioni in forma sintetica e semplice di un fenomeno più complesso e con significato più ampio. Si tratta quindi di uno strumento in grado di rendere visibile un andamento o un fenomeno che non è immediatamente percepibile.

Per misurare la sostenibilità ambientale delle città, o di altre realtà territoriali, è necessario mettere in relazione gli andamenti di: pressione ambientale delle attività e capacità dell’ambiente ad assorbire tali variazioni.

Tra i principali indicatori vediamo:
– lo zaino ecologico
– l’impronta ecologica
.impronta di carbonio
.impronta idrica

 Lo zaino ecologico è un indicatore elaborato dal Wuppertal Institut per il Clima, l’Energia e l’Ambiente per misurare il peso (espresso in chilogrammi) dei nostri consumi sull’ambiente.

Cioè su chi indossa una T-shirt nera di cotone, gravano oltre 4.500 kg sulle spalle, tanto quanto un elefante adulto.

Se gettiamo nella spazzatura un kg di carta normalmente siamo portati a pensare che abbiamo buttato via solo quel kg di carta. In realtà buttiamo via molto di più perché dietro quella carta c’è un’industria cartiera, e ancora prima c’è un taglio di legna, l’utilizzo del carburante per il trasporto, dell’energia per il trattamento e la trasformazione, l’usura delle macchine, l’acqua e molto altro.

Questi sono quelli che vengono definiti flussi nascosti ossia i quantitativi di materiali che non formano direttamente il prodotto/servizio, ma che sono utilizzati indirettamente per poterli costruire o erogare.

L’impronta ecologica misura quanta superficie in termini di terra e acqua (espressa in ettari), la popolazione umana necessita per produrre, con la tecnologia disponibile, le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti prodotti.

Misurando l’impronta di un individuo, possiamo valutare la pressione che esercitiamo sul pianeta, per aiutarci a gestire le nostre risorse ecologiche più giudiziosamente e ad agire a sostegno di un Mondo in cui le persone riescano a vivere entro i limiti del pianeta.
La biocapacità è di 1,7 ettari procapite, mentre l’impronta ecologica, attuale, supera i 2,7 procapite. In pratica l’impronta ecologica dell’umanità ha superato la biocapacità della Terra di oltre il 50% (il famoso Overshoot).

 L’impronta di carbonio misura l’impatto che le nostre attività hanno sull’ambiente ed in particolare sul cambiamento climatico. Si misura il totale delle emissioni di gas ad effetto serra associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, servizio o organizzazione.

Vengono considerate le emissioni di tutti i gas ad effetto serra, che vengono convertite in chilogrammi di CO2 equivalente attraverso dei parametri che vengono stabiliti a livello mondiale dall’IPCC.

Insomma, viene fuori che assieme ad una bottiglia di birra, ci beviamo, oltre alle bollicine, un chilogrammo di CO2.

L’impronta idrica calcola il volume totale di risorse idriche (espresse in litri o m3) necessarie a produrre gli stessi beni e servizi.
Per un prodotto, l’impronta idrica è costituita dal volume totale, comprendente l’intera catena di produzione, di acqua dolce impiegata per produrre quel bene stesso.

Curiosità?

La produzione di un kilo di carne di manzo richiede 16 mila litri di acqua, invece per una tazzina di caffè ci vogliono 140 litri di acqua.

L’Impronta idrica totale di una nazione è formata da due componenti: quella interna, è la quantità di acqua necessaria a produrre beni e servizi prodotti e consumati internamente al Paese, e quella esterna, che deriva dal consumo di merci importate.

Si ha quindi che l’impronta idrica della Cina è di circa 700 m3 all’anno pro capite e solo il 7% ricade al di fuori della Cina. In Giappone invece, l’impronta idrica è di 1150 m3 all’anno pro capite, ma per il 65% ricade al di fuori dei confini nazionali, il che vuole dire che il Giappone si beve l’acqua di altri paesi.

Per concludere e per riflettere:
il 28% della popolazione mondiale, usa il 77% delle risorse;
ed il 72% della popolazione mondiale, vive con il restante 23%.

 “Ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti”.
Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan

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