El Lissitzky ti interpretava il futuro

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Se credevate che l’arte fosse roba da buoni sentimenti, pane e cultura, fermatevi qui. Il Palazzo Reale di Milano osanna il genio di kandisky? Il Mart di Roverero risponde. E lo fa in modo sublime: con una retrospettiva su El Lissitzky, pacata, più ricercata, meno da campane che suonano a festa, insomma, come da ritratto della stessa anima del centro espositivo trentino. Anche El Lissitzky era un astrattista infatti, di quelli della miglior specie, ma era uno di quelli che sarebbe piaciuto più a noi che ai suoi contemporanei: più immerso in quel Zeitgeist, più inserito nella società, dal tratto grafico, deciso, progettuale, comprensibile. El Lissitzky non era uno che faceva sognare ma uno che ti interpretava il futuro. A colpi di progetti architettonici, attraverso il nuovo sapiente e potente mezzo fotografico, con fogli pieni di decisi tratti di inchiostro che ricoprivano copertine di riviste, libri, manifesti.

Era un Art Director dei giorni nostri ma di quelli da stima e notte insonni, sapeva adattarti l’arte anche al più cinico progetto di un edificio, sapeva stuzzicarti la testa con una fotografia ironica e polemica allo stesso tempo. La sua anima pratica lo portava ad essere un po’ quell’artista “di bandiera” che lavorava per la sua nazione, ma la propaganda non lo caratterizzava, era uno dei suoi più diretti interpreti.

Per tenersi la mente fresca e allenata, infatti l’artista russo viaggiava spessissimo tra Europa e Oriente e portava a casa tutte quelle idee tecnologiche che guardavano al nuovo, meccanico futuro, meta preferita, inutile dirlo, l’intraprendente Germania. Proprio un suo autoritratto, pubblicato in copertina di Foto Auge in occasione dell’Esposizione Internazionale di Cinema e Fotografia di Stoccarda, lo trasforma nel simbolo dell’arte degli Anni Venti, della creatività che fonde tecnologia moderna e intelletto umano. Tutta la sua arte è scandita nei Proun, dei “Progetti per l’affermazione del nuovo” che rappresentano la sua forma espressiva di arte astratta. El Lissitzky ci piace perché non ci regala sogni, ma perché ha cercato di cambiare il (suo) mondo con il lavoro pratico, instancabile, raggiungibile, puntando all’esperienza della totalità.

 

El Lissitzky, L’esperienza della totalità

Mart, Rovereto

15 febbraio 2014 / 08 giugno 2014

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