ReadWave, lo YouTube degli scrittori

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Si definisce lo YouTube delle storie.

Con questo chiaro e ambizioso programma, ReadWave ha lanciato meno di un anno fa la nuova piattaforma, investendo i primi dodici mesi in ricerca di affidabilità, identità e brand awareness.

Le persone usano SoundCloud per condividere le proprie creazioni sonore, YouTube per i film e i video, Flickr (o Instagram ndr) per le fotografie: ma non c’è ancora una piattaforma riconosciuta per condividere le 30 milioni di storie che gli utenti scrivono ogni anno”.

Queste le parole di Rob Tucker, direttore editoriale di ReadWave.

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ReadWave, lo YouTube degli scrittori

Da ReadWave a Medium

In realtà la sua non è l’unica community che si rivolge al target degli storytellers. Ad una prima occhiata non può sfuggire la somiglianza, anche grafica, con Medium, community per scrittori che sta guadagnando successo in nome della semplicità e verticalità del progetto. Non sorprende, in entrambi i social network, il design essenziale e minimale: flat, ampio, bianco e chiaramente responsive (NYT docet). Con un’immagine background di copertina a catturare l’attenzione dei visitatori.  Altro fattore che li accomuna: il tempo da dedicare alla lettura.

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Un altro social network per scrittori: Medium

“Three-minutes reads”.

E’ un elemento chiave, nel marketing digitale, ricordare che l’esperienza sarà rapida, quasi indolore. Come se dovessimo “difendere” il processo di lettura. Il tono rassicurante con cui gli articoli (su carta) di Vanity Fair ci ricordano che il tempo impiegato sarà di 5 o 7 minuti ha lo stesso obiettivo. Sembra dirci di non preoccuparci, la lettura sarà una forma di anestesia parziale. Non ti rovinerà la giornata. Chissà cosa penserebbe il nostro professore del Liceo dinanzi a tutta questa forma di contraccezione collettiva per le parole.

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Non solo gatti! Le storie della Generazione Y su ReadWave

Tornando a ReadWave e Medium entrambe le community fanno dei riferimenti ben precisi ad altre piattaforme, metodo efficace per crearsi un’identità e, allo stesso tempo, smarcarsi. “Lo YouTube delle storie”. “Lo spazio per le storie più lunghe di 140 caratteri”. Nella prima versione ReadWave si era definito come un “three-minutes reads”, a difendere e rimarcare il tema dell’esperienza digitale. Ora ha trovato una nuova formula imponendo come tetto massimo per una storia 800 caratteri, in modo da lasciare fuori quei compagni di banco che consegnavano il tema in due fogli protocollo, il più delle volte diventando testimonial di tutti gli avverbi della grammatica italiana.
Altro fattore chiave nella ricerca d’identità: ReadWave si smarca da Medium, non racconta solo storie organizzate per tema, ma si rivolge ad un target preciso. La generazione Y, dai 18 ai 30 anni. Cerca open-minded nelle generazioni digitali e vuole essere il social network in grado di dare loro la possibilità di esprimersi.
Temi preferiti? Non solo gatti! Viaggi, cinema, incontri ma soprattutto quelli sociali (difesa delle minoranze, integrazione). Qui abbiamo visto quanto sia importante scegliere un argomento che divida, per accendere il confronto, persino acceso.
Purché lo si dica in tre minuti, si intende.

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