Io sono un rifugiato climatico.

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Ioane Teitiota, 37 anni, abita sull’isola di Kiribati.
Ioane Teitiota vuole andare a vivere in Nuova Zelanda.
Se ci fermassimo qui non sarebbe una storia così particolare, una come molte.
Ioane Teitiota chiede lo status di rifugiato climatico, ecco perché vuole emigrare ed ecco dove questa storia è tristemente carica di interesse.

innalzamento dell'oceano

I rifugiati climatici sono tutti coloro che devono lasciare le loro case e comunità, a causa degli effetti del cambiamento climatico e il riscaldamento globale causato dall’uomo.
Il rifugiato climatico appartiene ad un gruppo più ampio di immigrati noti come rifugiati ambientali.
I rifugiati ambientali comprendono anche gli immigrati costretti a fuggire a causa di catastrofi naturali, come: eruzioni vulcaniche, tsunami, ecc.

La Croce Rossa Internazionale stima che ci siano più profughi ambientali che rifugiati politici, in fuga da guerre e conflitti. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dice che 36 milioni di persone sono state sfollate per colpa delle calamità naturali solo nel 2009.
Gli scienziati sono convinti che questo numero salirà ad almeno 50 milioni entro il 2050, ma alcuni sostengono che sarà oltre i 200 milioni, il numero dei rifigiati climatici.

L’accesso all’acqua dolce e’ un diritto fondamentale e il governo di Kiribati non e’ in grado di garantirlo perche’ è un elemento totalmente al di fuori del suo controllo.
Lo stesso Presidente Anote Tong ha ammesso che, malgrado tutti gli sforzi per arginare gli effetti del cambiamento climatico, la sua popolazione sarà presto costretta a emigrare per sopravvivere.

Un segnale forte di attenzione verso questo tema arriva dagli standard per l’insegnamento delle materie scientifiche nelle scuole pubbliche statunitensi. Sono diventati oggetto di materia scolastica i cambiamenti climatici. Cioè per la prima volta gli studenti riceveranno approfondite lezioni sulle conseguenze del “climate change”.
Alcune lacune, però, rimangono; secondo il Centro Nazionale per l’Educazione Scientifica, è sparito quasi del tutto il ruolo dell’uomo come principale artefice del global warming: “tale mancanza di chiarezza potrebbe spingere alcuni professori a divulgare le loro personali opinioni anziché l’evidenza scientifica”.

Insomma, dall’estremo sud del Pacifico e, seppur con qualche disgraziata svista, dai banchi di scuola, si sta portando avanti una rivoluzione sia culturale sia nelle convenzioni internazionali.

La Convenzione sui Rifugiati del 1951, tutela unicamente coloro che hanno un fondato timore di essere perseguitati nel loro Paese per ragioni di razza, religione, nazionalità o appartenenza ad un determinato gruppo.
L’obiettivo è, facendo riconoscere lo status di rifugiato climatico, quello di offrire una protezione simile a quella riconosciuta agli esuli di guerra e ai perseguitati.

Io, mentre attendo che la spunti Ioane sulle convenzioni, sui cambiamenti climatici e sull’innalzamento dell’oceano, vado a vivere al primo piano dove non arriva nemmeno l’Adige, e uso bicicletta e fonti rinnovabili a casa.

CO2

 

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