Ho letto un libro: un articolo impopolare sulle nostre mani

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Ho letto un libro. Lo confesso.
Mi è capitato per caso, come arrivavano gli amori estivi. Ti capiterà per caso, quando meno te l’aspetti, ripetevano le migliori amiche tutte prese dal loro ingrato compito di essere migliori amiche.
Ho afferrato il libro da dietro, con prepotenza e ritrovato vigore etero.
E l’ho letto. Lo so, sembra incredibile. Ma sulla bacheca, quella sera, era tutto estremamente noioso.
Persino tu.

Il libro raccontava (ma forse lo racconta ancora, perché è un libro, magari vive) la storia delle mani. Sì, proprio le mani, queste qua. Non il pollice solamente, non parla solo dei mi piace.
L’autore si chiama Andrew Piper. “Il libro era lì” (La lettura nell’era digitale), il titolo. Un libro che parla di un libro.
Come fosse uno status di Andrea Scanzi.
Il libro non è un romanzo. E forse non è un saggio. Sarebbe bello descriverlo dicendo semplicemente quello che non è. Perché nemmeno questo è un articolo.
Piper racconta come riempiva i tempi dei castighi quando era piccolo. Leggendo, nella sua cameretta.
Descrive il rapporto fisico, passionale e naturale che le nostre mani hanno nei confronti dei libri. Libri di carta e libri digitali.

“Quello che devo ricordarmi, soprattutto, sono le mani.”*
Che rapporto c’è tra le mani e uno schermo? Piper prova a sottolineare le differenze e gli elementi di continuità tra i vecchi ed i nuovi media. Esplora come i supporti materiali abbiano dato forma al modo in cui leggiamo, svelando le segrete relazioni che stringiamo con i nostri materiali di lettura. Non è un pedante e borioso attacco nei confronti dei nostri iPad. Tranquilli, siamo salvi.
“I libri saranno sempre lì. In aula, in biblioteca, in un archivio, in libreria, in un magazzino oppure online. Ciò che sceglieremo sarà dove saranno”.
Piper non cerca di rispondere alla noiosissima domanda di cosa e come leggeremo ai nostri nipotini quando saremo nonni, di fronte allo screensaver di un falò.
Piper scava a fondo, è un indianajones della parola e per recensirlo degnamente bisognerebbe avere un decimo della sua curiosità umanistica e letteraria.

Per questo ho provato a scherzarci su. Ma questo libro, o anche cinque pagine purché lette di fila, può servire a recuperare una perduta passione per l’esperienza tattile. Leggi le cose che scrive Piper e ti viene quasi voglia di sentire uno scrocchio di pagina. Di recuperare lo stesso rapporto viscerale con un Kindle.
Forse di chiamare la tua ex.
Leggi di Sant’Agostino, seduto in giardino sotto un fico, e del ruolo della lettura di un libro nel momento della sua conversione.
“Un libro aperto davanti a sé, quasi come fosse uno specchio”.
A proposito di specchio, ora mi faccio un selfie.

 

Andrew Piper, “Il libro era lì – La lettura nell’era digitale” – Ed. Franco Angeli
Clicca qui per leggere la demo

*Delacroix

 

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