Beautiful People: l’Italia dei mostri

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Una banda di criminali fa irruzione in una villa senza sapere che chi ci abita nasconde segreti terribili. Segreti che trasformeranno i predatori in prede.
L’assunto non è dei più originali; pensiamo, tra i titoli recenti, al francese Livide, di Bustillo e Mury; a Frontières, di Xavier Gens; oppure all’inglese The Cottage, di Paul A. Williams. È una novità, però, per il cinema italiano. Il bell’addormentato dei film di genere, dove l’horror langue e fantascienza, fantasy non esistono più.

A colmare la lacuna ci ha pensato il regista Amerigo Brini con Beautiful People, del quale è disponibile sul web un trailer di quelli che fanno venire l’acquolina in bocca. Si fa per dire. Prodotta da Brini e Marco Palese per la loro Doghouse Pictures, la pellicola è stata girata in inglese, con attori di lingua inglese (tranne Alex Lucchesi, che il regista considera «lo Schwarzenegger nostrano»), pensando a una distribuzione estera, dove il mercato è più ricettivo nei confronti di questo genere di prodotti. In Italia, infatti, gli horror connazionali sono trattati con estremo sospetto.

Eppure Beautiful People, almeno a giudicare dal trailer, non ha nulla da invidiare ai tanti lungometraggi che ci arrivano dall’estero. A partire dall’impressionante make up curato dal grande David Bracci (Bloodline, Zombie Massacre): non solo zombi e ferite sanguinanti ma anche mostri veri e propri, tra cui uno che sembra uscito dagli incubi di Cabal o Hellraiser. La sceneggiatura è di Andrea Cavalletto (del dittico P.O.E.). Il design del fumettista e truccatore Enrico Galli, quello di Armarauders.

Della distribuzione si occuperà la canadese Raven Banner Entertainment, azienda lungimirante, che molto sta facendo per la diffusione dell’horror indipendente. A lei dobbiamo la fortune di alcune chicche low-budget come John Dies at the End, di Don Coscarelli; lo zombie minimale The Battery e l’imminente Odd Thomas, di Stephen Sommers. Insomma: Brini e company sono in buona compagnia, con l’unico rimpianto di vivere in una nazione nella quale l’arte deve sempre avere il nasino all’insù, onde poi cadere vittima dei peggiori buonismi o dei soliti raccomandati.

Ci auguriamo che i mostri di Beautiful People, un giorno, trovino la strada della casa di Nonno Libero e facciano scempio di tutti quei pregiudizi italo-borghesi e post sessantottini che hanno ucciso la patria di Bava, Argento, Deodato e tanti altri visionari che il mondo ci invidia.

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