Addio, Giger. Il sonno della ragione genera mostri

0

Pavor nocturnus, ovvero: terrore notturno. È una delle patologie del sonno più temute: il soggetto, sia esso bambino o adulto, si mette a sedere all’improvviso, con gli occhi sbarrati, urlando, spesso combattendo un nemico invisibile.
Manifesta ipersudorazione e tachicardia. L’attacco può durare fino a mezz’ora. Impossibile consolare, sconsigliato svegliare. Eh sì… perché il poveretto, o la poveretta, sta ancora dormendo. Il giorno dopo non ricorderà nulla.

Ne soffriva Hans Rudolf Giger e la cosa, conoscendo il suo lavoro, non mi stupisce. Incubo e perversione: questi i primi due aggettivi che vengono in mente quando penso ai quei dipinti e statue. Il cui impatto, sulla moderna cultura pop, è incalcolabile.

Paesaggi “biomeccanici” popolati da simboli fallici ed enormi vagine. Mostri e mutazioni composti da esoscheletri ossei, tendini, ferro. L’immaginario di Giger non era per stomaci deboli né per chi arrossisce facilmente. Portava a galla i lati più oscuri di Eros e Thanatos, disegnava i riflessi di una psiche irrequieta, qualcuno direbbe malata.
Era il capolinea di un binario orrorifico partito nel passato remoto da Hieronimus Bosch e passato attraverso gli scritti di H.P. Lovecraft e le tele di un altro “maledetto” del novecento: Zdzislaw Beksinski, ritrattista dell’inferno, luogo che sosteneva aver visitato durante il coma seguito a un incidente automobilistico.

Tutti noi amanti del cinema sappiamo di dovere a Giger il design di Alien. Non solo la creatura, anche il relitto di astronave da cui germina; lo scheletro dello “space jockey” e la camera che lo ospita, che assomiglia a un organismo vivente fossilizzato. Immagini che hanno cambiato la storia della settima arte. Per la prima volta non c’era traccia di “camp” o kitsch in un mostro venuto dallo spazio: solo paura, emanata da un essere credibile, insondabile, uscito veramente da sotto un letto o da dentro un armadio, dove albergano tutte le nostre inconfessabili paure (e desideri) infantili.

Paure e desideri che assumono forma conturbante dell’aliena Sil, di Specie mortale, film che non è un capolavoro ma che incarna fedelmente una dicotomia del tutto gigeriana, ignorata da Alien, almeno fino al quarto capitolo, dove il genio di Jean Pierre Jeunet finalmente apre al grottesco, lasciando che Ripley amoreggi con la sua metà mostruosa.
Sil è l’incarnazione del sadomasochismo: bella e vorace, insaziabile e predatrice.
E poi ci sono i disegni del Dune di Jodorowski, mai realizzato. Le tante copertine di dischi rock, diventate poster appesi sulle pareti di tutto il mondo. L’influenza enorme avuta su altri artisti, tra cui William Gibson, il patrigno del cyberpunk e l’illustratore di culto Dave Allsop.

Addio maestro: ti auguriamo che il grande sonno in cui sei caduto sia libero dai terrori che ti tormentavano. A loro ci pensiamo noi.

Cover by icanhastoast

SUBSCRIBE
Unisciti alla nostra mailinglist, sai che vuoi farlo.