Nolan: sognatore a metà

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Christopher Nolan è il regista più ammirato del nuovo millennio. Ha, letteralmente, legioni di fan. Fedelissimi, anche troppo. C’è chi lo scoprì al debutto, grazie a Memento (2000) e chi (la maggior parte) si è unito ai ranghi nel momento più “hot” della sua filmografia, quello tra Il Cavaliere Oscuro (2008) e Inception (2010).

Nolan è senza dubbio un visionario, un artista capace di colmare, almeno in parte, il vuoto immenso lasciato dal migliore cinema anni ’80, quello di incomparabile ambizione e sfrenata fantasia. Non ha paura, inoltre, di rivolgersi a un pubblico pensante, che sia disposto a metterci del suo per sciogliere i nodi di trame e psicologie capaci di sfuggire alle strutture che Hollywood, oggi, confeziona con filosofia da fast food.
Non odiatemi per quello che sto per scrivere: quello che manca a Nolan e che speriamo di avere presto è un capolavoro. Non lo è Memento, thriller originale ma troppo furbo nel giocare con controtempi un poco fini a se stessi. È il classico caso di idea forte che prende il sopravvento sulla sostanza, producendo una confezione più interessante del regalo che contiene.

Il Cavaliere Oscuro ha momenti di sconcertante respiro, con un afflato che ricorda i grandi affreschi metropolitani di Michael Mann. Per qualche secondo riesce a trascendere il suo animo fumettistico promettendo qualcosa di più, magari un’indagine sull’animo umano ed i suoi angoli più bui. Tim Burton lo aveva fatto prima di lui, con due Batman dolenti ed introversi.

Inception è, a mio parere, uno dei film più interessanti degli ultimi anni. La premessa non è originale (c’era già nell’84, in Dreamscape) ma è gestita con le giuste sfumature. Il film, però, scivola (senza stramazzare) sue due elementi: i paesaggi dei sogni, tranne quelli del finale, non sono onirici. Un tempo giustificavo questa scelta pensando alla necessità dei protagonisti di costruire una realtà credibile attorno alle loro vittime. Oggi credo, cinicamente, che la fantasia sia stata imbrigliata da necessità distributive: gli investitori volevano, in fin dei conti, un action movie, non un film di Terry Gilliam. Questo giustificherebbe la sequenza dell’attacco alla base nascosta tra le nevi alpine, che sta tra James Bond e un livello di Call of Duty.

Tralascio volontariamente The Prestige, Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno. Il primo si crede più furbo di quello che è. Il secondo è un film solido ma senza guizzi. Il terzo è un pasticcio incoerente, che Nolan ha realizzato più per contratto e denaro che per personale desiderio.

Ora il mondo attende Interstellar (previsto per Novembre), il film di fantascienza che doveva essere diretto da Spielberg ma poi è passato a Christopher e a suo fratello Jonathan (sceneggiatore).

Il trailer, disponile su Internet e qui sopra in Italiano, è da brividi: c’è qualcosa di Kubrick nel geometrico sconcerto che provocano le sequenze spaziali. In un futuro prossimo, in cui la Terra ha esaurito molte delle sue risorse, un gruppo di astronauti, tra cui un padre vedovo che lascia due figli alla mercé delle tempeste di polvere del Midwest (un richiamo alla Dust Bowl della Grande Depressione), viene spedito attraverso un condotto spazio temporale alla ricerca di pianeti abitabili.

Un cast super-cool, che include Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine, Casey Affleck, John Lightgow e Matt Damon; riprese effettuate in mezzo mondo, inclusi i paesaggi lunari dell’Islanda (vanno di moda, pensiamo a Noah e Oblivion); un approccio ermetico, visionario, che richiama 2001 Odissea nello Spazio e lo spirito della vera fantascienza, quella che vuole stupire e non stordire con battaglie e mostri.
Sarà questo il tanto atteso capolavoro? Io credo di sì, purché Nolan pensi meno al botteghino e più a partorire quei sogni che da tempo ribollono nel suo inconscio. Lasciamoli uscire.

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