Film Persi e Ritrovati #2

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Proseguiamo con la lista di titoli da scoprire iniziata la settimana scorsa, allontanandoci dal genere drammatico per esplorare alcuni titoli “di genere” che potrebbero esservi sfuggiti e che, con un po’ d’ingegno, dovreste riuscire a reperire senza grattacapi.

The Borderlands (2013), di Elliot Goldner, potrebbe essere “il solito” found footage horror ma non lo è. Prima di tutto è inglese e ormai abbiamo imparato che, quando si tratta di cinema, gli inglesi lo fanno meglio. Un prete dai metodi poco ortodossi viene spedito nelle campagne del nord per investigare un miracolo verificatosi in un’antica canonica.

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Che non si tratti di un fenomeno divino appare subito evidente ma sfido chiunque a prevedere la sequenza finale: una delle più originali, angoscianti e lovecraftiane mai viste sul grande schermo.
Atmosfera da vendere, solide interpretazioni e un gusto per il crescendo dell’orrore che sfida i ritmi troppo veloci di Hollywood.
Da non confondere con un altro horror, il carpenteriano Borderland – Linea di confine del 2007.

Frankenstein’s Army (2013). Per anni l’olandese Richard Raaphorst ha cercato di lanciare una produzione dedicata agli zombi nazisti. Ne uscì un trailer, spettacolare, intitolato Worst Case Scenario, che entusiasmò tutti, tranne i produttori, che non sganciarono mai un budget sufficiente. Doveva essere un film serio, non una commedia splatter alla Dead Snow (opera svedese, sempre con zombi nazisti). Chi la dura la vince: Raaphorst è riuscito a dare alla luce un progetto simile, ambientato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con protagonista una pattuglia di soldati russi che s’imbatte in un laboratorio segreto del Terzo Reich, dove si creano super-soldati partendo dai cadaveri.

Opera folle e travolgente, a partire dall’atmosfera malata fino al production design delle creature, disegnate dallo stesso Raaphorst, uscite da un incubo biomeccanico di quelli che farete fatica a scordare.


John Dies at the End (2012). Grande ritorno di forma per Don Coscarelli che, con un budget risibile, confeziona uno dei film più folli degli ultimi anni, tributo agli anni ’80 e allo loro spiazzante fantasia. Si ride e ci s’interroga sul non(senso) di una pellicola che travolge ogni forma narrativa, temporale e spaziale, prendendoci amabilmente in giro.

Se il Dna di David Lynch si fondesse con quello di Kevin Smith non riusciremmo ad avere un risultato simile, ve lo dice uno che non ama il “trash” né i suoi derivati.

The Homesman (2014). Cambiamo genere per consigliare il nuovo western diretto e interpretato da Tommy Lee Jones, ancora inedito in Italia ma già disponibile in dvd in Francia (produce la Europacorp di Besson). Il grande Tommy Lee, che già s’era distinto nel crepuscolare Le tre sepolture di Melquiades Estrada, torna alla grande frontiera americana con uno dei western più belli degli ultimi vent’anni.

Siamo vicini alle atmosfere dell’indimenticabile Colomba Solitaria, film tv che Jones interpretò al fianco di Robert Duvall. Questa volta al fianco del rugoso cowboy c’è una donna, la rediviva Hilary Swank. La missione: portare tre donne, impazzite a seguito degli stenti imposti dalla frontiera, dal territorio del Nebraska a quello dell’Iowa. Cinque settimane di badlands, senza lieto fine, per una storia che ha l’indole spietata di un romanzo di Cormac McCarthy e la poesia di Ford, incorniciata dalla fotografia mozzafiato di Rodrigo Prieto.

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