Le sorelle di (Ryts) Monet

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In principio era Marcel Duchamp. Che si è chiesto, ha scritto e ha fatto molte cose, ma più di tutte si è soffermato a parlare di copie artistiche in un mondo che si stava rivoluzionando nel profondo. Da lì a parlare di globalizzazione il passo è breve.

Ad ArtVerona quest’anno il tema da seguire per i giovani Independents era la ‘bolla’: noi abbiamo incontrato Ryts Monet, un barese trapiantato a Venezia che viaggia molto e dalla ‘bolla’ ha tirato fuori una riflessione artistica sul concetto di copia.

 “Sisters” è una collezione fotografica di 88 repliche della Statua della Libertà americana – ma in giro ce ne sono più di duecento – che si possono trovare sparse per il mondo e non solo: c’è quella di ghiaccio nel circolo polare artico, c’è il frame estratto dal film “Il pianeta delle scimmie”, c’è quella giapponese che lui stesso ha trovato ad Ishinomaki quando ci è arrivato nel 2013 con la Residenza d’artista presso la Tokyo Metropolitan Foundation for History and Culture.

Cosa rimane in tutte queste copie del concetto di libertà espresso dall’architettura americana? La questione è decidere se si tratta di un’amplificazione allegorica della libertà stessa che trova spazio in culture diversissime tra loro o se si tratta, più cinicamente, della decadenza di un simbolo fino alla sua perdita di significato e di valore. Il buon artista contemporaneo cita Duchamp, cita moltissimi altri maestri, ma lascia il dibattito aperto e Ryts Monet con il suo sguardo critico verso la società contemporanea ci dimostra che ha tutte le carte in regola.

www.rytsmonet.eu

 

 

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