Peaky Blinders: gli inglesi lo fanno meglio

Serie tv made in Britain

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La fine di Boardwalk Empire vi ha spezzato il cuore? Non preoccupatevi: se vi mancano le atmosfere dei ruggenti anni ’20 la soluzione c’è. Attraversate l’oceano e andate a trovare i Peaky Blinders nella fumosa Birmingham.
Dalla penna di Steven Knight, sceneggiatore di Piccoli affari sporchi e La promessa dell’assassino, nonché regista del capolavoro indie Locke, grazie a mamma BBC, è nata una delle migliori serie british degli ultimi anni. Peaky Blinders, appunto, molto liberamente ispirata alle gesta dell’omonima gang d’inizio novecento, è una saga che trasuda violenza e scene cult, con un cast eccezionale e una riproduzione storica di quelle che solo gli inglesi … in pratica il lato oscuro di Downton Abbey (sarebbe imperdibile vedere Lady Mary inguaiarsi con la mala di Birmingham!).

La leggenda vuole che i Peaky abbiano ricevuto il nomignolo grazie all’abitudine di cucire lame di rasoio sopra la visiera del loro berretti di tweed, usati per accecare gli avversari (peaky: slang per berretto; blinder: accecatore). Nella serie, giunta quasi alla fine della seconda stagione (i sottotitoli li trovate su subsfactory), la famiglia criminale, di origine irlandese e gitana (ricordate i pikies di The Snatch?), è guidata da Tommy Shelby, che ha il volto alieno di Cillian Murphy.

Si parla di gioco d’azzardo, allibratori, cavalli, reduci della prima guerra, IRA, poliziotti corrotti e spioni al servizio di Churchill. C’è anche un cattivo che più cattivo non si può, interpretato Sam Neill, il quale sfoggia un accento nord-irlandese tanto esagerato da trascendere l’over-acting (dicono che glielo abbia insegnato Liam Neeson).
La scrittura non sarà introspettiva come quella delle prime stagioni di Boardwalk ma la confezione è talmente elegante e il ritmo così indiavolato da superare ogni test. Prima sconcerta poi trascina anche la colonna sonora, che se ne frega dei classici dell’epoca scaricando sullo spettatore un diluvio di Nick Cave, Grinderman e The Kills.

La stagione numero due aggiunge al cast un Tom Hardy scatenato, nel ruolo di un gangster ebreo di Camden Town totalmente folle, con una parlata che farebbe girare la testa ai cockneys più incalliti.
Insomma: gli inglesi, come al solito, lo fanno meglio. Vedere per credere.

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