Il brand è talmente forte che quelli di Art Basel se lo portano dietro pure quando vanno a Miami Beach o a Hong Kong. Chiude i battenti la tredicesima edizione di Art Basel Miami Beach, che nasce nel 1970, da tredici anni fa tappa in Florida e dallo scorso maggio ha approdato in terra orientale a Hong Kong, e con lei l’anno fieristico, ma non artistico, internazionale. È l’ultima fiera dell’anno anche se sembra (a noi) di stare ad agosto tra sole, spiagge e un tessuto di eventi che nemmeno alla settimana della moda milanese. Gli americani fanno le cose a loro modo che più o meno vanno a braccetto con gli aggettivi immenso, VIP e zeppo di eventi che con l’arte centrano poco. Ma fanno sempre centro e anche quest’anno sull’agenda di ciascuno è stato segnato come l’appuntamento da non mancare, su talmente tante agende che si stimavano numeri sui 70 mila visitatori, 250 gallerie ospitate, svariati milioni di dollari in circolo tra le tasche dei collezionisti e appassionati, e un calendario di eventi che presenziarli sarebbe impossibile anche per Miley Cyrus. Proprio la signorina Cyrus è stata la protagonista di una serata-concerto in cui ha esposto anche sue opere piene di immagini del suo cane, frasi dei fan, stencil e la sua faccia ovunque. La parentesi VIP è tipically americana ma quest’anno di più: non ci dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di una fiera, dove seppur arte ma si vende e dove il giro di denari è fondamentale per assicurare la continuità di un mercato artistico e dell’organizzazione di questi appuntamenti internazionali. Quest’anno l’attenzione al mondo glitterato è stata realmente una novità poiché i primi due giorni della fiera sono stati organizzati come una preview riservata proprio ai compratori di ‘una certa fama’ e si sono visti aggirarsi tra i corridoi Leonardo di Caprio, Tobey Maguire, Puff Daddy, Linda Evangelista e Elle Macpherson.
Strano sì, ma nemmeno troppo, poiché questa mossa ha permesso di scacciare il fantasma del mercato artistico sempre più in mano alle aste e ha permesso, a detta dei galleristi, di raggiungere gli obiettivi di vendita già alla terza giornata vendendo addirittura qualche opera ‘di magazzino’.
È l’art week più sfiancante dell’anno, ma non starò qui ad annoiarvi su chi ha venduto cosa o su tutti i nomi presenti, perché ad Art Basel Miami Beach ci sono davvero (quasi) tutti. La presenza italiana si fregia di nomi del calibro di Alfonso Artiaco, Continua, Massimo De Carlo, kaufmann repetto, Magazzino, Giò Marconi, Franco Noero, Lia Rumma, Christian Stein, Tornabuoni e Zero. Quest’anno, poi, si festeggiavano i dieci anni di Design Miami, nove erano le sezioni in cui era articolata la manifestazione e l’altra novità di rilievo è stata la sezione “Survey”, con 13 gallerie che hanno presentato progetti storici, dove il più vecchio è di circa 40 anni fa e il più recente di circa 10-15 anni fa. “La sezione è stata introdotta perché la commissione selezionatrice si trovava spesso davanti a progetti molto interessanti presentati, però, da gallerie che non erano ancora abbastanza mature da entrare nella sezione principale” ha spiegato il direttore di Art Basel Marc Spiegler.
(photo credits: www.ilpost.it)