Spoon and travel: Australia, a mixed world

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L’immagine che avrò sempre impressa nella mia mente, è la strada infinita e inesorabilmente senza curve, che separa il sud dal nord, così piena di mosche da non riuscire a tenere gli occhi aperti non appena si scende dall’auto. L’Outback australiano è una terra inospitale, con un sole che brucia la pelle, polverosa, ma che ti fa sentire come se fossi tornato da dove sei partito, per qualche strano motivo. Puoi percorrere il nulla per intere giornate e sentirti comunque felice di farlo, guardando l’orizzonte infinito che non varia mai, ma ad ogni metro assume una prospettiva diversa. Più che una sola nazione, è un continente. Più che un continente, sono tanti mondi inspiegabilmente uniti, anche se del tutto diversi tra di loro. Foreste pluviali, coste oceaniche, pianure coltivate, deserto roccioso, grandi città, zone paludose… si passa dal silenzio assoluto ai rumori antichi delle foreste e dei tropici, passando per le Blue Mountains, dove enormi canyon e vallate verdi sfilano contro un cielo limpido. Spazi, rumori, colori, questi sono i mondi infiniti e strani dell’isola più grande al mondo.

La cucina australiana non ha mai rivestito molto interesse nel resto del mondo, così come in realtà gran parte dei fatti di cronaca che accadono nell’isola. Non si capisce bene perchè, ma l’Australia è sempre stata un paese timido, riservato, che ha compiuto grandi errori culturali, così come allo stesso tempo ha impartito grandi lezioni di democrazia a tutto il mondo. La sua cucina incarna perfettamente il mix culturale su cui è nato il paese, con ingredienti e preparazione tipiche da diverse parti del mondo. Il tempio del fusion, l’Australia unisce la cucina asiatica con quella europea, passando per alcuni ricordi di quella che era la cultura aborigena. I piatti tradizionali in realtà, non sono numerosi, certamente è diffuso l’utilizzo di diversi prodotti tipici come l’avocado e la frutta tropicale in genere, il barramundi, la carne di canguro e di manzo, ostriche, frutta secca e verdure di stagione. Uno dei piatti che più si avvicinano alla tradizione italiana (escludendo le numerose paste accoppiate con ingredienti assolutamente casuali) è la braised oxtail, ovvero coda di manzo in umido con pomodori e birra, a cui alcune ricette aggiungono anche carote e mele a cottura quasi ultimata.

Italia: 

La cucina italiana povera, era solita non buttar via nulla delle parti dell’animale. Questa tradizione si sta riscoprendo oggi anche nei grandi ristoranti stellati, che tornano a proporre piatti della cucina contadina, rivisitati e arricchiti da ingredienti di pregio. È vero che l’Australia è agli antipodi, ma qualcosa che unisce il mondo culinario dei due paesi, c’è. Un’antica ricetta della tradizione romana povera è la coda di bue alla vaccinara, che veniva servita nelle osterie dell’antico quartiere di Roma dove abitavano appunto i vaccinari, cioè i macellai di bovini. La cottura è sempre in umido accompagnata da un trito di verdure e da pomodori pelati, da accompagnare per chi vuole anche con i rigatoni. La ricetta originale prevede anche l’aggiunta di pinoli, cacao e uvetta.

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