I dati sono importanti e i ragazzi di Onformative lo sanno, per questo sono sempre alla ricerca di metodi innovativi e layout accattivanti per facilitarne la loro lettura.
Onformative è una realtà berlinese fondata nel 2010 in un laboratorio destinato a continui cambiamenti ed evoluzioni. Il 2010 è stato preceduto da tre anni ricchi di confronti e conversazioni via Skype tra i due co-fondatori Julia Laub e Cedric Kiefer. Questa chat, in occasione del primo anniversario di Onformative, è stata raccolta e riordinata producendo così “let’s call it onfrmative”: un elaborato di grafica informativa che sintetizza efficacemente i botta-risposta dei due creativi.
In questi cinque anni Onformative è cresciuto rimanendo fedele al proprio metodo denotato da un approccio emozionale volto a indagare nuove forme di creatività. L’arte è intesa come lo specchio della contemporaneità che, quindi, deve avvalersi di strumenti attuali applicati però in maniera non convenzionale, spingendosi così verso la sperimentazione. Il portfolio dei loro lavori racconta di un percorso che si muove a cavallo tra arte, tecnologia e design, tra installazioni interattive, design generativo e rappresentazione dinamica di dati.Produzioni che rappresentano interazioni virtuali come “4010 facebook tree” dove dei disegni di chiara ispirazione botanica parlano delle comunicazioni che la ditta Deutsche Telekom ha, attraverso la propria pagina Facebook, con i clienti. La sfida di questo progetto è stato quello di presentare i singoli elementi e le caratteristiche di ogni conversazione – il numero di gusti e commenti, il tipo di messaggio, e il tempo di creazione – in un’unica illustrazione senza perdere efficacia e ordine.
Altra installazione è “klarna data wall” dove i dati sono nuovamente protagonisti di una rappresentazione fluida e narrativa: 16 monitor, installati in un unico wall luminoso, su cui passano grafiche animate che parlano in tempo reale dell’azienda Klarna.
L’ultima opera prodotta da Onformative è “anima iki”: sfera di 2 metri di diametro che coinvolge lo spettatore rendendolo protagonista. Infatti solo grazie alle interazioni con chi sta attorno alla scultura l’opera prende vita tra suoni e proiezioni di pattern fluidi, in un continuo scambio: una sorta di conversazione tra arte e uomo. Questa esperienza immersiva di luce e suono trasmette forti sensazioni primordiali, provocando una sorta di ipnosi tra i visitatori.
