C’è qualcosa di magico nel cappello. In parte perché è proprio da esso che il prestigiatore tira fuori il famoso “coniglio” in parte perché caratterizza i più incredibili personaggi del mondo delle fiabe. E’ quel decoro che completa e senza rendersene conto dà il senso s tutto. Cosa sarebbe una strega senza il suo cappello? ed un pirata? pensate anche ad una regina senza corona, l’headwear segna il personaggio. E’ stato simbolo di appartenenza sociale, è significante per le divise da lavoro, affascina e fissa nella mente. Quanta letteratura si articola sull’immagine di una donna e del suo cappellino, quanto mistero nell’intravvedere solo uno sfuggevole sguardo sotto una tesa o una visiera. Il cappello copre tutto ciò che dell’uomo è riconoscibile, occhi e capelli, avvolgendo il soggetto in un aurea di enigma.
Patrizia Fabri tutto questo lo sa, l’ha sperimentato sulla propria pelle quando, ancora diciasettenne, è entrata in una vecchia modisteria e ha acquistato il suo primo cappello. Da quel giorno la sua vita non sarebbe più stata la stessa. Nel giro di pochi anni si sarebbe ritrovata a creare collezioni di copricapo dal piglio artistico, imparando il mestiere da uno degli storici cappellai della capitale.
“I cappelli sono una cosa seria, da sempre – dice – quello che ci mettiamo in testa indica lo stile, l’appartenenza a una corporazione, l’epoca. E in tempo di crisi, come diceva il signor Loris (suo maestro), si torna sempre al cappello. Si torna all’identità”.
Con l’esperienza, la sua capacità e fantasia, Patrizia Fabri si fa conoscere nel mondo della moda, instaurando collaborazioni e partnership con altri brand affini. Che siano collezioni ad hoc o quelle stagionali, la voglia di sperimentare rimane costante. Ispirandosi al passato, alla tradizione e alle visioni d’avanguardia, definisce le nuove tendenze estetiche dell’headwear. Dove trovarla? O nel suo atelier romano o da Luisaviaroma.