WILD COOKING: PIKNIQ

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A Natale, invece dell’albero artificiale di PVC, portate a casa vostra l’incantevole atmosfera di un bosco vero. Come? Grazie al foraging. Un trend già forte all’estero, ad esempio in Scandinavia e negli States, che si sta diffondendo anche in Italia. Consiste nel consumo di erbe selvatiche, raccolte nei boschi e nei prati.

 

 

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A dire la verità, il fenomeno è sempre esistito nel nostro Paese, solo che non aveva un nome così accattivante ed era affidato ad un sapere centenario, tramandato di generazione in generazione.

 

Secondo una recente ricerca dell’Università di Stanford, passeggiare a stretto contatto con la natura, riduce i pensieri negativi. Tuttavia, non è questo che mi ha indotta ad interessarmi al foraging, quanto il ricordo di quando, da bambina, raccoglievo fiori in montagna con mia madre. Poi, immaginavo di realizzare intrugli e pozioni da propinare alle mie povere bambole. Così, una volta grande, mi è venuta voglia d’imparare ad utilizzare in cucina erbe e fiori spontanei. Del resto, sempre più chef stellati li inseriscono nei loro menù.

 

Se anche voi volete avvicinarvi al foraging, a Monza, nei pressi della Villa Reale restaurata – che da sola col suo parco meriterebbe il viaggio – trovate Pikniq. È il laboratorio culinario di Eleonora Matarrese, chef ed appassionata Wild Food Expert. Pikniq è l’unico ristoro in Italia che propone pietanze preparate con erbe, fiori, gemme e perfino cortecce. Eleonora li raccoglie lei stessa a km zero per i suoi manicaretti bio vegani e vegetariani. Di quando in quando, organizza corsi per il riconoscimento delle erbe selvatiche. Umili, trascurate, eppure così ricche di proprietà.

 

 

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Eleonora ha anche ideato un menù da asporto per le festività imminenti. Ecco solo alcune delle prelibatezze che offre: sfoglia di basmati con erbe selvatiche lattofermentate e polvere di radici, tagliatelle ai sei alberi commestibili, lasagna con trevisana e Polypodium (una delle poche felci edibili), zucca ripiena di crema di faggiole e bacche selvatiche all’amaretto, crostoni di pane alle ghiande, betulla e lichene, carpaccio di barbabietola rossa alla castalda con olio al nasturzio, tronchetto di Natale all’angelica e pistacchi di Bronte, torta Foresta Nera con fave di cacao, amarene selvatiche, sciroppo di corniole e panna di mandorle di Toritto Presidio Slow Food. Delizie per i vostri ospiti durante le feste. Piatti che sembrano preparati da fate ed elfi.

 

 

 

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In effetti, anche Eleonora sembra uscita da un libro di fiabe. Dolce e solare, pugliese poliglotta, profonda conoscitrice del foraging e della cultura ad esso sottesa, ha lavorato nella moda e nel settore medicale, per poi mollare tutto e dedicarsi alla sua grande passione. Quella che le fa brillare gli occhi al solo parlarne e che vi racconterà quando andrete a trovarla. In alternativa, potete curiosare sul suo e-shop.

 

 

 

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Una volta ho accompagnato Eleonora nel bosco. L’ascoltavo incantata e prendevo appunti, mentre, preparatissima, mi sciorinava nomi botanici o mi spiegava quali piante fossero eduli e quali tossiche. I principianti come me possono correre rischi, quindi agli inizi si parte con gli esemplari più facilmente riconoscibili. Non ci si improvvisa forager. Inoltre, si seguono precise regole di raccolta per preservare le varie specie, gli animali e l’intero ecosistema.

 

Tuttavia, dà una grande soddisfazione procurarsi il cibo da soli, con le proprie mani, circondati solo dal fruscio dei rami o dal cinguettio di qualche amico alato. Con la consapevolezza che si riuscirebbe ad essere autosufficienti e a sopravvivere senza il junk food che abbonda nei supermercati.

 

 

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