Un luogo dell’utopia possibile. Come ci piace la nuova Fondazione Feltrinelli.

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C’è una posto nuovo in città, c’è un posto bello bello in città, di quelli da innamorarsi a prima vista senza compromessi, ve lo posso garantire. Che se c’è ancora qualcuno che prova a dirmi in faccia che la carta è morta io gli dico che sì, il digital sta andando fortissimo, ma poi lo porto qui e vediamo se non rimane a bocca aperta.

 
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A Milano è stata inaugurata l’altra sera la nuova Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, nel quartiere di Porta Volta, lungo il tracciato delle antiche mura spagnole della città, ovvero nel cuore pulsante della nuova Milano. Il progetto porta la firma di Jacques Herzog e Pierre de Meuron, già vincitori nel 2001 del Pritzker Prize ma per la prima volta nel capoluogo lombardo proprio grazie al progetto della nuova Fondazione.

 

Un progetto – divenuto realtà – che conta cinque piani, più due interrati, di vetro e cemento, che contengono una sequenza di archivi (10 chilometri lineari in tutto), di librerie, di sale polifunzionali per le arti performative e la lettura. Facendo breve: 4.200 metri quadrati destinati alla cultura. E alla sua condivisione. Chiamatelo poco. Ah, ospiterà anche i nuovi uffici di Microsoft Italia.

 
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Feltrinelli la conosciamo tutti, ma la storia della Fondazione, e la sua filosofia che va al di là di un semplice archivio, forse meno: nasce a metà degli anni Settanta per volontà e per mano dello stesso suo fondatore. Erano gli anni delle grandi ideologie, del loro legame con la ricerca scientifica, del nesso fra impegno politico (di sinistra) e funzione intellettuale. E fra metà dei Settanta e metà dei Novanta, la Fondazione divenne presto il luogo del confronto critico delle idee nello spazio dei saperi della società.

 

La nuova Fondazione nasce per essere «uno spazio nato con l’idea di aprirsi a tutti i cittadini. Un luogo dell’utopia possibile. Laboratorio di ricerca dove si giocano le sfide del mondo contemporaneo: partecipazione, confini, sostenibilità, fonti e memoria». In casa Feltrinelli vogliono essere molto chiari: a Milano la sfida al futuro – quello che non si dimentica della storia da cui veniamo – si gioca qui.

 

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