Berlino non è mai stata così romantica. Così fru fru. Così pizzo e balze.
La Germania ci ha regalato grandi stilisti come Jil Sander, Karl Lagerfeld, Philip Plein, Damir Doma, Hugo Boss, accomunati da una visione della moda dura, concettuale, pratica, quasi minimalista, talvolta grunge, a volte costruttivista ma mai romantica.
Ma ora è il tempo di Melampo, che sconvolgerà la nostra concezione di stile tedesco. Melampo è un lessico di famiglia, il nome altro non è che le iniziali dei membri della famiglia (di origine italiana) che negli anni ’50 hanno aperto un negozio artigianale che nel tempo si è trasformato in una solida realtà industriale.
La collezione di Melampo è l’emozione che si lega all’esperienza del passato per dare un risultato che afferra solo in parte il pensiero che lo ha concepito, restando sospeso come tutte le cose magiche, incomprensibili fino in fondo. Lulù Poletti ed i suoi fratelli, Anna e Bruno, hanno deciso di fare affidamento sulla memoria, sull’elemento ludico della loro infanzia trascorsa in fabbrica, per esprimere la complessità e l’eterogeneità di questa storia famigliare e di moda. Essi rivivono frammenti di un immaginario passato per suggerire nuove connessioni e nuovi percorsi e per dare forma alle loro identità moderna. Melampo acquisisce, così, una nuova estetica dal 2015, unendo il design alla creazione di immagini e cultura. Proprio come i bambini trasformano qualsiasi oggetto in un racconto che tutti vorrebbero sentire di nuovo, Melampo intreccia materiale proveniente da diverse discipline: architettura, fotografia, sartoria, e imprenditorialità.
La struttura concettuale di Melampo si evolve intorno a parole come ‘vestibilità’, ‘misura’, ‘modello’, ‘controllo tecnico’, ‘ordine’, ‘corpo’, ‘libertà’ e ‘leggerezza’. Esso si basa sulla realizzazione di vestiti-sculture. La progettazione è novità pura, porta magia e intelligenza ai capi, che appaiono come sogni eterei nella grigia e monotona realtà urbana.
