La “Katharsis” di Hermann Nitsch a Palazzo Ducale di Mantova

In mostra fino al 30 giugno nella reggia dei Gonzaga un nucleo di opere dell’azionista viennese

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“Oggi, la maggior parte delle persone ha paura della vita quanto teme la morte.” Hermann Nitsch

Fondatore del Teatro delle Orge e dei Misteri, Hermann Nitsch è considerato uno dei padri dell’Azionismo Viennese. Le sue opere sono incluse nelle collezioni di MoMa, Guggenheim di New York e Tate Modern di Londra, e il Governo austriaco gli ha dedicato nel 2007 un museo poco lontano dalla sua residenza di Prinzendorf, nei pressi di Vienna. Artista poliedrico da tempo quotato nel mercato dell’arte globale e presente alle Biennali internazionali, ancora oggi, a 80 anni compiuti, non cessa però di suscitare scandalo e indignazione.

Come capitato di frequente in passato, anche nel caso della mostra in corso a Palazzo Ducale di Mantova i lavori di Nitsch sono infatti esposti in questi giorni sulla scia delle proteste dei gruppi animalisti, che avversano l’uso di carcasse e sangue animale nella sua arte.

Ritratto di Hermann Nitsch. ©Photocredit Ferry Nielsen.

Ritratto di Hermann Nitsch. ©Photocredit Ferry Nielsen.

È una visione dionisiaca della vita quella proposta da Nitsch da ormai mezzo secolo, in cui esaltazione estatica e sofferenza, poli complementari che si alternano senza escludersi a vicenda, si rifanno ad una spiritualità che passa necessariamente per la tragedia, in un percorso che va dal disgusto e dal ribrezzo per culminare nella purificazione.

Di qui Katharsis, l’allestimento ospitato nella Guastalla di Palazzo Ducale in Piazza Sordello, che si rifà appunto alla catarsi della tragedia greca, un punto di riferimento riconosciuto nella produzione dell’artista viennese. La mostra è curata da Peter Assmann, Direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, insieme a Beatrice Benedetti, Direttore artistico della Galleria Boxart di Verona, e a Sergio Pajola e Giuliano Vallani dell’Associazione Culturale Moz-Art di Mantova.

Hermann Nitsch, “Stazione della croce”, tecnica mista su tela, 200 x 300 cm, 2007. Courtesy Boxart, Verona.

Hermann Nitsch, “Stazione della croce”, tecnica mista su tela, 200 x 300 cm, 2007. Courtesy Boxart, Verona.

Riallacciandosi alla storia dell’iconografia cristiana, i lavori qui proposti dialogano con gli affreschi, le epigrafi in marmo e le sculture delle quattro sale in cui sono ospitati. E anche se l’ambiente medievale è dominato acusticamente dalle sinfonie Harmoniumwerk e Traubenfleisch 2007-2017, mentre si visita la mostra è il raccoglimento interiore a permettere di apprezzare appieno le diverse installazioni con casule e strumenti chirurgici, le grandi tecniche miste su tela, e il doppio cuore pulsante dell’esposizione: l’Ultima cena e la Deposizione nel sepolcro.

La chiave per interpretare questa connessione sta appunto nel contesto architettonico trecentesco della Guastalla: nella sala che ospita la Crocifissione del 1340, ad esempio, sono presenti affreschi con temi e soluzioni iconografiche che richiamano suggestioni eucaristiche sentite nella storia della città di Mantova, dove è custodita una reliquia del Preziosissimo Sangue. È qui che è posta l’Ultima cena di Nitsch, nella forma di una serigrafia con relitto d’azione e disegno complementare con pastelli a olio, mentre la sua visione della Deposizione nel sepolcro è appropriatamente collocata sopra il monumento sepolcrale di Alda d’Este.

Hermann Nitsch, “Deposizione nel sepolcro”, serigrafia su relitto, 200 x 300 cm, 2006-2007. Courtesy Boxart, Verona.

Hermann Nitsch, “Deposizione nel sepolcro”, serigrafia su relitto, 200 x 300 cm, 2006-2007. Courtesy Boxart, Verona.

Per cogliere appieno il vitalismo di Nitsch è necessario filtrarlo attraverso le lenti della sofferenza e della morte, trasfigurate nelle performance che animano la sua produzione artistica a partire dal secondo dopoguerra. Un approccio che non cessa di far discutere – e se ne possono capire le ragioni anche solo sfogliando alcuni dei cataloghi disponibili alla consultazione del pubblico in sala a Palazzo Ducale, che ne ripercorrono alcune delle più celebri “azioni” con ampio uso di carcasse e interiora animali, di corpi umani nudi e crocifissi.

Ma, al tempo stesso, la sua è una poetica che va contestualizzata nell’ambito degli estremi emozionali della vita: quella del performance artist è infatti una drammaturgia immediata che, come ricorda la co-curatrice Beatrice Benedetti, “coinvolge lo spettatore attraverso la stimolazione contemporanea di tutti i cinque sensi, per condensare e restituire l’esistenza umana in ogni suo aspetto, dal più carnale, atavico, dionisiaco, al più spirituale, misterioso, apollineo e, se vogliamo, infinito.”

Hermann Nitsch, “Christus der Widdergott auf Original Relikt”, tecnica mista e serigrafia su tela, 89 x 72 cm, 1983. Courtesy Boxart, Verona.

Hermann Nitsch, “Christus der Widdergott auf Original Relikt”, tecnica mista e serigrafia su tela, 89 x 72 cm, 1983. Courtesy Boxart, Verona.

La mostra è accessibile dal giovedì alla domenica, dalle 8:15 alle 19:15. Ingresso con biglietto del Museo di Palazzo Ducale (intero: € 13,00; ridotto: € 2,00). Per maggiori informazioni consultare il sito ufficiale di Palazzo Ducale.

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