Venezia riparte con La Biennale di Architettura

1

Oggi, 22 maggio 2021 apre ufficialmente al pubblico La Biennale di Venezia. Quest’anno è la volta della 17.ma Mostra Internazionale di Architettura a cura dell’architetto di origine libanese Hashim Sarkis, con 112 partecipanti da 46 Paesi e 63 Padiglioni Nazionali, dei quali tre new entry: Grenada, Iraq e Repubblica dell’Uzbekistan.

Dopo un anno di attesa, e noi tutti sappiamo il perché, la Biennale riparte e alla grande con eventi, mostre e appuntamenti in tutta la città di Venezia, che come in un fuoco d’artificio pieno di colori ed entusiasmi riaccende animi e una “macchina” culturale di altissimo livello ed internazionale.

La Biennale di quest’anno ha per titolo “How will we live together?” che letteralmente significa in italiano “Come vivremo insieme?”. Un titolo confermato più di due anni fa, che sembra essere stato il precursore di tutto un sistema di ragionamenti che nell’ultimo anno hanno scosso e fatto emergere nuovi pensieri, persino mestieri, sociali e culturali.

Da qui parte la voglia di riprogettare l’architettura della nostra vita sia fisica, psichica che quella nello spazio in cui viviamo, e spazio intendo anche l’universo. Diversi infatti, gli interventi che analizzano la nostra possibile vita al di fuori del nostro pianeta Terra come quella presentata dallo studio di architettura SOM assieme all’Agenzia Spaziale Europea e al MIT sulle unità abitative per vivere sul Moon Village, l’insediamento permanente sulla superficie lunare.

La Mostra è divisa in cinque grandi “scale”: le prime tre all’Arsenale dal titolo Among Diverse Beings, As New Households e As Emerging Communities sviluppano il tema del cambiamento da quello demografico, coabitativo, sociale alle emergenze sociali di profughi e immigrati. Le altre due, intitolate Across Borders e As One Planet, presenti al Padiglione Centrale ai Giardini, discutono il tema delle risorse comuni, la necessità di distribuire e mitigare le differenze sociali ed economiche.

Alle Corderie dell’Arsenale è impattante l’installazione abitabile (a grandezza naturale e a un piano) interamente costruita in fibra di vetro e resine. Si chiama Maison Fiber ed è la prima struttura ideata e realizzata da un gruppo di progettisti dell’Università di Stoccarda. Un’esperienza molto affascinante grazie anche alla spiegazione del giovane ingegnere Julian Fial che ci ha illustrato il processo di fabbricazione, che grazie a questa nuova combinazione di materiali e alla robotica si possono realizzare nuove strutture – la richiesta di nuovi edifici è sempre alta – utilizzando una quantità minima di materiale.

Interessante e coinvolgente il padiglione della Danimarca, Con-nect-ed-ness, dove l’acqua è il fil rouge di tutto. Acqua è vita. Il padiglione è stato adattato per raccogliere l’acqua piovana e ricreare il flusso ciclico di collegamento della terra. Una grande vasca occupa la parte centrale del padiglione, il pavimento non è uniforme, ci sono dei stretti pontili che rispettosamente bisogna dare precedenza a chi passa e delle erbe aromatiche, che infuse con l’acqua raccolta si possono bere. Il tutto per dare vita e cambiamento in un corcuito aperto e continuo.

C’è da aggiungere un altro dettaglio a questa edizione, che comprende delle partecipazioni fuori concorso:
 Stations + Co-Habitats. Sono l’insieme delle ricerche sulle cinque scale principali, sviluppati da ricercatori universitari di tutto il mondo (Architectural Association, American University of Beirut, The Bartlett, Columbia University, The Cooper Union, ETH Zürich, Ethiopian Institute of Architecture, Building Construction and City Development EiABC, ETSAM – Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid, Harvard University, Hong Kong University, Università Iuav di Venezia , KIT Karlsruhe, KU Leuven, Rice University e il Venice Lab, un consorzio di gruppi di ricerca del MIT).

Al Padiglione Centrale sono da appuntare la partecipazione speciale dell’artista israeliana Michal Rovner e la mostra nella Mostra dello Studio Other Spaces, capitanata da Olafur Eliasson e Sebastian Behmann. E infine, per il quinto anno consecutivo La Biennale di Venezia assieme al Victoria and Albert Museum di Londra presentano il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi A) dal titolo Three British Mosques, che in collaborazione con l’architetto Shahed Saleem, guarda alla decontestualizzazione degli ambienti esistenti, quali case, negozi, cinema, persino pub in spazi di culto religioso.

SUBSCRIBE
Unisciti alla nostra mailinglist, sai che vuoi farlo.